LES PAYS DE COCAGNE
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 Beria

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kamchatk
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MessageSujet: Beria   Beria EmptyMar 12 Sep - 20:08

Lavrentij Beria
il grande satana dello stalinismo


di MARCO LAMBERTINI



Stalin si compiaceva di chiamarlo "il nostro Himmler". Senza dubbio,
Lavrentij Pavlovic Beria fu, più di tanti altri personaggi che
gravitarono
intorno alla figura del dittatore georgiano, "l¹uomo che servì a
Stalin." Se
il sistema stalinista assunse le forme tragiche e criminali che lo
contraddistinguono come il modello insuperato del totalitarismo
(insieme al
regime hitleriano), lo si deve anche al ruolo sempre più influente che
l¹ambizioso e cinico funzionario comunista dall¹ aspetto di
un¹intellettuale
e la ferocia di una belva svolse negli anni delle grandi purghe. Per
molto
tempo, fino alla famosa denuncia dei crimini di Stalin ad opera di
Nikita
Krusciov, la grande regia repressiva ordita da Stalin fu imputata a
figure
come Beria ed Ezov ( da cui è tratto il termine ezovscina con cui i
Russi
indicavano il periodo più drammatico delle purghe). Il "Piccolo Padre",
sempre presentato dalla macchina propagandistica come il grande
protettore
dell¹Unione Sovietica, spesso raffigurato sorridente e paterno, doveva
certamente essere - agli occhi dei più fedeli membri del partito e del
semplice popolo sovietico - all¹insaputa di quello che stava accadendo.
Come
racconta lo storico Paolo Spriano, le stesse vittime di Stalin morivano
nelle proprie celle invocandone il nome e scrivendo sui loro muri "W
Stalin"
con il proprio sangue.

Per una serie di circostanze, e forse anche per la freddezza che lo
contraddistingueva, Beria divenne nell¹immaginazione popolare e nella
letteratura storica e romanzesca dell¹Unione Sovietica come il Grande
Satana
dello stalinismo. Una figura obbiettivamente spietata divenne così,
erroneamente, il solo capro espiatorio di un sistema totalitario
allucinante, una sorta di personaggio da fiaba dell¹orrore,
mono-dimensionale e senza sfumature, la cui essenza era il male puro.
Quella
di Lavrentij Beria fu, in realtà, una personalità complessa, ed il suo
stesso ruolo all¹interno dello scenario stalinista e post-stalinista fu
molto più articolato di quanto si possa immaginare.

PERSONALITA¹ COMPLESSA - Le recenti rivelazioni provenienti dagli
archivi
del Cremlino, ormai liberi dal segreto di Stato, hanno fatto sì che
emergessero incredibili novità su Beria, soprattutto a proposito dei
suoi
tentativi riformisti e liberalizzatori nei mesi immediatamente
successivi
alla morte di Stalin. E¹ per questo motivo che l¹interpretazione della
storica americana Amy Knight può essere definita (ed è definita dalla
stessa
interessata) "revisionista".

Per quanto possa sembrare incredibile, l¹uomo che più blandì le
paranoie
cospiratrici di Stalin, l¹uomo che più fedelmente eseguì ( e qualche
volta
addirittura stimolò) i suoi ordini eliminatori, fu lo stesso che
contribuì a
ritardare il soccorso medico del dittatore agonizzante e a cercare di
introdurre elementi di liberalizzazione all¹interno dell¹Unione
Sovietica e,
soprattutto, nei rapporti tra il Cremlino e i Paesi satelliti.
Addirittura -
è la tesi della Knight - fu proprio questo il motivo per cui il molto
più
cauto e monolitico Kruscev, legato a doppio filo con gli interessi
militari,
decise di eliminare Beria, la cui fine aleggia ancora nel mistero e
nella
leggenda. Fu ucciso al momento della cattura all¹interno delle mura del
Cremlino, o in seguito, dopo torture e interrogatori di vario genere ?
In
ogni caso, Beria viene inserito da Amy Knight nel ristretto pantheon
dei
riformatori comparsi in Russia nel corso della storia. Insieme a lui, i
più
"riconosciuti" Pietro il Grande, Krusciov e Gorbaciov.

Nato in Georgia nel 1899 (vent¹anni dopo Stalin) Beria non apparteneva
alla
generazione dei rivoluzionari che avevano combattuto lo zar. Si
iscrisse al
partito bolscevico nel 1917 e mosse i primi importanti passi negli anni
venti e trenta, quando si mise in luce agli occhi di Stalin per la sua
particolare fermezza e crudeltà nei confronti dei suoi stessi
connazionali
georgiani, prima come capo della polizia e poi come leader del partito
in
Georgia e Transcaucasia.

BRACCIO SECOLARE DI STALIN - Beria riuscì in questi anni nel difficile
intento di assurgere alla notorietà, crearsi un notevole potere
personale
locale, e allo stesso tempo figurare come fedelissimo esecutore del
compagno
Stalin. Sopravvissuto così alle terribili purghe del 1936-38 e già
provetto
repressore, Beria si trasferì a Mosca per tentare la scalata ai massimi
vertici. Assunse il comando della polizia politica sovietica - la
famigerata
NKVD - e riuscì ad entrare nella ristretta cerchia dei più influenti
collaboratori di Stalin, fino a diventare nei successivi quindici anni
la
seconda autorità del Cremlino. Come capo della polizia politica Beria
diresse anche l¹immensa organizzazione del Gulag, il sistema di campi
di
lavoro dove milioni di cittadini sovietici trovarono la privazione di
ogni
libertà e la morte.

Nel 1945 - nuovo passo verso la vetta del potere - Lavrentij Beria
divenne
sovrintendente al progetto per la realizzazione della Bomba Atomica e
membro
effettivo del Politburo, nonché Vicepresidente del Consiglio dei
Ministri.
Da questo momento non abbandonerà più la vetta e, alla morte di Stalin,
diverrà - insieme a Molotov e Malenkov - l¹uomo più potente dell¹Unione
Sovietica.

Solo un incredibile, fortunata e coraggiosa trama, ordita in tutta
fretta,
permise a Krusciov di porre fine a quella che sembrava una carriera
destinata al potere assoluto. Lavrentij Beria si differenziò sempre dal
resto dei grigi e anonimi funzionari che attorniavano Stalin e seppe,
molto
più dei suoi colleghi, creare una perfetta rete di clientelismo sia a
Mosca
che nel paese natale, la Georgia.

BERIA VISTO DA VICINO

Grazie a indubbie doti psicologiche personali, Beria riuscì sempre a
comprendere le sfumature psicopatologiche di Stalin, a incanalarle
verso i
propri avversari e a deviarle dalla propria persona. Amy Knight si
spinge
fino ad affermare che, fin dagli anni quaranta, Stalin divenne in un
certo
senso psicologicamente dipendente da Beria. L¹arma principale di Beria
fu
senza dubbio la lucidità perfettamente incastonata nel cinismo e
nell¹assenza di ogni sentimento di pietà. Il "compagno Lavrentij" era
colui
che - come ricordò lo jugoslavo Milovan Gilas, uno degli uomini fidati
di
Tito - nei grandi banchetti offerti da Stalin, in un perfetto gioco
delle
parti con il dittatore, induceva i commensali a bere smodatamente, per
poi
esporli e colpirli da una posizione di perfetta sobrietà. Una esatta
metafora di come Beria condusse tutta la sua carriera.

L"Himmler di Stalin" condivideva, paradossalmente, affinità fisiche e
caratteriali con il famigerato capo delle SS naziste. Perennemente in
divisa
cekista, di altezza inferiore alla media, aveva una testa tondeggiante,
un
naso pronunciato con occhi piccoli, sopra i quali stavano gli
inseparabili
occhiali a pince-nez. La maggior parte delle descrizioni - scrive la
Knight
- concorda sulla sgradevolezza del suo volto.

Lo storico Antonov-Ovseenko scrive che "al principio tutti si fidavano
di
Beria; ma dopo averlo conosciuto meglio non riuscirono più ad essere
amichevoli con lui: era, infatti, un campione dell¹intrigo e della
delazione. era insuperabile nel far filtrare, al momento giusto, voci
sgradevoli così da danneggiare i rivali nella scalata al potere. Poi li
perseguitava uno per uno. Il giovane Beria riusciva tuttavia, ogni
volta che
fosse necessario, a reggere in modo convincente la parte del Œgran
bravo
ragazzo¹, ingenuo e allegrone."

INFIDO PER I COMPAGNI - Alla morte di Stalin, Beria apparì come il più
pericoloso e potente uomo politico sovietico. Avendo assunto il
controllo
totale dell¹apparato poliziesco, Beria rappresentò una minaccia per i
suoi
colleghi, che si organizzarono dietro al sottovalutato ( e per questo
motivo
fortunato) Krusciov per eliminarlo. I suoi tentativi riformatori, che
contribuirono a creare le prime crepe nel monolitico sistema sovietico,
convinsero la nomenklatura guidata da colui che sarebbe poi passato
alla
storia come il "destalinizzatore" Krusciov a capeggiare un complotto.
Con
l¹avvento della glasnost negli anni ottanta, Beria è divenuto oggetto
di un
rinnovato interesse storico sia in Russia che in Georgia.

Lavrentij Pavlovic Beria nasce il 29 marzo 1899 nel villaggio di
Merheuli,
Georgia. Per tutta la vita rimarrà legato al proprio paese, a
differenza di
Stalin che cercò sempre di perdere ogni retaggio georgiano e si
definiva
"russo". Proveniente da una famiglia di contadini mingreli (una
minoranza
etnica nella regione dell¹Abcasia), il giovane Beria era cresciuto in
una
società fortemente tradizionalista, patriarcale, fondata sulla famiglia
e
sul culto dei morti.

I primi passi politici Lavrentij li compie nel marzo del 1917 a Baku
nell¹Azeirbagian, subito dopo l¹abdicazione dello zar e la nascita del
governo provvisorio guidato da Kerenskij. Entra nelle file dell¹ala
bolscevica del RSDRP (partito socialdemocratico dei lavoratori) e
insieme a
qualche compagno di scuola fonda una cellula di partito.

Pochi mesi dopo Beria partirà per il servizio militare e lì svolgerà
attività propagandistica, finché agli inizi del 1918 torna a Baku per
terminare gli studi e conseguire il diploma di perito meccanico.

L¹ESORDIO COME 007 - Sono anni pericolosi a Baku poiché, nonostante la
pace
stipulata con la Germania, il nuovo governo bolscevico si trova a dover
affrontare l¹avanzata dell¹esercito turco. Dopo una breve dominazione
turca
della città, il controllo di Baku era passato nelle mani di un nuovo
partito
socialdemocratico, il Musavat. I bolscevichi ovviamente erano in
concorrenza
con questa forza politica e scelsero il giovane Beria come infiltrato
nelle
sue file. Questa attività di spionaggio fu utile a Beria per mettersi
in
luce agli occhi della dirigenza bolscevica, ma costituirà per lui una
eterna
spina nel fianco. Durante tutta la sua vita, periodicamente, emerse
l¹accusa
velata che fosse stato un collaboratore del Musavat. Questa accusa
emerse
definitivamente, a moltissimi anni di distanza, anche quando Krusciov
incastrò Beria "il traditore". Il primo incontro con Stalin
probabilmente
avvenne nel novembre del 1920, in occasione di una visita a Baku
dell¹emergente braccio destro di Lenin. Stalin, insieme a personaggi
come
Kirov e Ordzonikidze (figura fondamentale per Beria, poichè diventò il
suo
protettore per molti anni), puntava ad una completa sovietizzazione
della
Georgia e dell¹Armenia confinante. Nell¹aprile del 1920 viene
organizzata la
Ceka dell¹Azeirbagian e Beria vi entra quasi da subito.

Le sue doti di ambizione, efficienza e durezza erano state notate e in
quegli anni la polizia politica aveva bisogno di uomini come lui per
realizzare il cosiddetto "Terrore Rosso" pianificato da Lenin:. Diretta
dal
famigerato Feliks Dzerzinskij, la Ceka scatenò un¹ondata repressiva su
tutta
la zona per reprimere ogni minima opposizione ai bolscevichi
(socialdemocratici e socialisti rivoluzionari erano visti come un
nemico
mortale, più dei borghesi).

LAVRENTJI MIETE PREMI - Nel settembre del 1922 il soviet dei commissari
del
popolo dell¹Azerbaigian assegna un premio al giovane Lavrentij per la
sua
"guida coraggiosa e gli straordinari servizi al partito nel liquidare
le
organizzazioni dei socialisti rivoluzionari": un¹orologio d¹oro. Poco
tempo
dopo, e per gli stessi motivi, la polizia centrale di Mosca gli dona
una
serie di fucili Browning. Da Mosca Stalin comincia a notare i suoi
movimenti.

Nell¹autunno del 1921 Beria sposa Nina Tejmurazovna Gegeckori, nipote
di un
celebre bolscevico georgiano. Con questa bellissima donna Beria non
comunicò
mai. Vissero spesso lontani l¹uno dall¹altra e il matrimonio - come
scrive
la Knight - divenne "una formalità priva di significato, fonte di
grande
infelicità per la moglie." Dalla metà degli anni venti in poi, Beria
compie
ulteriori passi fondamentali: innanzitutto Sergio Ordzonikidze, suo
amico e
protettore, lasciò il suo incarico di primo segretario del partito
locale e
si recò a Mosca, dove si avvicinò a Stalin. Questo permise a Beria di
avere
una voce non indifferente al Cremlino. La fitta corrispondenza tra
Beria e
Orzonikidze continuò per anni finché, ovviamente, il vecchio bolscevico
caduto in disgrazia non fu più utile a Beria, che lo abbandonò al suo
destino.
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kamchatk
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MessageSujet: ...   Beria EmptyMar 12 Sep - 20:09

ANNI '30: LA SCALATA

Dal 1928 in poi, Beria dedica ogni sforzo ad eliminare dal proprio
percorso
ogni rivale di partito e si dimostra uno dei più efficienti
collaboratori
locali di Stalin nella realizzazione del programma di
collettivizzazione
delle campagne e di persecuzione dei kulaki, i contadini proprietari
che
divennero in quegli anni il simbolo del male e della controrivoluzione
da
abbattere senza pietà. Alla fine degli anni venti i contatti tra Beria
e
Stalin erano ormai frequenti, soprattutto quando il dittatore si recava
a
trascorrere le proprie vacanze estive a Gagra, vicino a Soci, sul Mar
Nero,
vicino al confine georgiano.

Beria divenne nell¹ottobre del 1931 (a trentadue anni !) primo
segretario
del partito comunista georgiano. In poco tempo riuscì ad imporre un
controllo assoluto sia sul partito che sullo stato della Georgia. Per
anni
la sua figura divenne, da queste parti, seconda solo a Stalin. I suoi
ritratti troneggiavano ovunque e sulle pagine dei giornali veniva
definito
come figlio prediletto della Georgia (quando cadde in disgrazia a
Mosca,
molti georgiani commentarono con dolore che era caduto "l¹ultimo
difensore
della Georgia").

Nel 1934 Beria ebbe un¹importante occasione per guadagnarsi ulteriori
favori
di Stalin. Questi, preoccupato del prestigio del capo del partito di
Leningrado Sergej Kirov - un uomo che non esitava ad affrontarlo a viso
aperto, forte del suo prestigio di vecchio rivoluzionario - aveva
deciso di
eliminarlo e aveva affidato a Genrih Jagoa, capo della NKVD,
l¹organizzazione dell¹assassinio.

La morte di Kirov avrebbe avuto anche l¹effetto strategico di poter
scatenare una caccia alle streghe contro gli immancabili cospiratori.
Beria
partecipò senza dubbio al complotto per assassinare Kirov., e si lanciò
con
zelo nelle purghe che seguirono e continuarono fino al 1938. Molti
membri di
partito caddero in disgrazia e vennero eliminati fisicamente, alla fine
del
gennaio 1937 anche Ordzonikidze fu perduto e scelse il suicidio.
Scomparsa
questa figura importante del partito georgiano, Stalin e Beria poterono
affondare definitivamente il colpo nelle file dell¹apparato comunista
locale. Il legame tra i due, quindi, si consolidava.

SEQUENZA DI NEFANDEZZE

I processi pubblici, sempre identici, divennero innumerevoli, e tutta
la
vecchia guardia bolscevica venne decimata. Stalin poteva così rimanere
l¹unico rivoluzionario degli esordi e per di più l¹unico georgiano (la
cosa
avrebbe avuto i suoi vantaggi quando la riscrittura dei libri di storia
a d
opera del partito rappresentò Stalin come la figura fondamentale del
comunismo georgiano, cosa peraltro falsa). Per comprendere come la
personalità di Beria poté esaltarsi in questo clima di repressione,
basti
citare il caso di Nestor Lakoba, vecchio bolscevico. Lo storico Roj
Medvedev
racconta che la giovane moglie di lakoba venne arrestata poco dopo la
morte
del marito, accusato di ogni nefandezza, e condotta in una cella dove
ogni
notte la NKVD la prelevava per sottoporla a interrogatori, dai quali
tornava
priva di conoscenza e coperta di sangue. La donna avrebbe dovuto
firmare un
documento dove smascherava il marito traditore, ma di fronte al suo
rifiuto
Beria si accanì sul figlio quattordicenne, che veniva bastonato in sua
presenza.

Dopo un¹ennesima tortura la moglie di Lakoba morì e il figlio fu
spedito in
un campo di lavoro per ragazzi. Qualche tempo dopo il giovane scrisse a
Beria (!) chiedendogli che gli fosse permesso di continuare gli studi,
almeno nel campo; Beria, ricevuta la lettera, convocò il giovane
speranzoso
e lo fece immediatamente fucilare.

Per comprendere, invece, le dimensioni di queste purghe, basti sapere
che
tra il gennaio 1937 e il gennaio 1938 più di 4.000 membri del partito
comunista georgiano vennero imprigionati e fucilati.

A CAPO DEL FUTURO KGB

Nel 1939 Beria occupa un posto di importanza assoluta, che non
abbandonerà
mai realmente, nemmeno quando assumerà altre cariche: la direzione
generale
della polizia politica, in quegli anni chiamata NKVD (l¹antenata del
KGB).
Caduto in disgrazia il precedente capo Ezov, Beria inizia a ripulire i
quadri della polizia dagli elementi indesiderati e legati ad Ezov.
Contemporaneamente, avvengono mutamenti anche nella conduzione della
repressione poliziesca. Se Ezov si era abbandonato al terrore allo
stato
puro e ad eccessi cui lo stesso Stalin aveva ritenuto opportuno correre
ai
ripari, Beria realizzò un sistema più scientifico e selettivo (e in
questo
fu il padre delle tecniche KGB degli anni di Krusciov e Breznev). Si
continuava a torturare i prigionieri, ma venne anche ordinato il
rilascio di
migliaia di persone, e i metodi divennero un po¹ meno brutali. In
quello
stesso periodo Beria si occupò anche di politica estera. Nell¹agosto
del
1939 si concretizzò il famigerato Patto Von Ribentropp-Molotov, con il
quale
Nazisti e Sovietici si alleavano e procedevano alla spartizione della
arbitraria della Polonia, nonché a diverse collaborazioni in campo
militare.

L¹NKVD avrebbe svolto in questo scenario un ruolo molto importante.
Beria
(uno dei più convinti fautori dell¹alleanza) doveva condurre l¹attività
della propria polizia neri territori occupati della Polonia orientale.
E¹ di
questo periodo l¹impressionante massacro della foresta di Katyn, a
lungo
imputato ai nazisti, ma la cui responsabilità è ormai ampiamente
provato
gravare sui sovietici A Katyn venne eliminata un¹intera generazione di
ufficiali dell¹esercito polacco. Quindicimila soldati (di cui
quattromila
ufficiali) vennero giustiziati e seppelliti nella foresta, su ordine di
Stalin e ovviamente di Beria.

L¹IMPERO DEI GULAG

Un altro compito fondamentale dell¹NKVD era la direzione del sistema
dei
Gulag, i campi di concentramento sovietici nelle regioni siberiane. Nel
1940
il Gulag comprendeva già numerosissimi campi per un totale di 1.700.000
internati. Utili come forza lavoro. Questa moderna forma di schiavismo
fu
fondamentale per l¹Unione Sovietica. L¹attività principale per l¹NKVD
era
l¹edilizia. vennero costruite strade, centrali idroelettriche. Una
massa
impressionante di uomini fu adibita anche all¹estrazione del ferro,
dell¹oro, alla produzione di legname. Per Beria si trattava di
un¹enorme
responsabilità, e puntò a migliorare le condizioni di vita dei
prigionieri
per un calcolo di mera efficienza economica. Sotto la sua direzione il
gulag
fece un decisivo salto di qualità, e Stalin non mancò di notarlo. Il
ruolo
più importante svolto dalla NKVD durante gli anni quaranta, e
principalmente
durante la guerra, fu quello di forza di controllo dell¹Armata Rossa. I
rapporti tra Stalin e i militari erano stati sempre improntati ad una
reciproca diffidenza e negli anni del conflitto mondiale il dittatore
temeva
che i generali potessero ottenere troppo potere e libertà di movimento.

Nel luglio del 1941 Stalin emise l¹ordine che le fila dell¹esercito
dovevano
essere "purgate degli elementi inaffidabili" e che le truppe sovietiche
sfuggite all¹accerchiamento tedesco andavano inquisite dall¹NKVD. Fu
l¹occasione per controllare, perseguitare e decimare le gerarchie
dell¹Armata Rossa. Si venne così a creare una situazione paranoica per
i
soldati sovietici, che dovevano guardarsi dai tedeschi così come dagli
stessi agenti NKVD (una realtà narrata dal grande scrittore russo
Aleksandr
Solzenicyn nel suo mai troppo lodato "Arcipelago Gulag").

MIGLIAIA DI VITTIME

Fu l¹ennesima occasione capitata a Beria per mettersi in mostra come
poliziotto e inquisitore senza eguali. Quando le sorti del conflitto
volsero
a favore dei Sovietici e cominciò il contrattacco e la cacciata delle
forze
tedesche, l¹NKVD raddoppiò la propria attività: Beria scatenò i propri
agenti nei villaggi russi dove erano passati i tedeschi, nonché nei
territori europei "liberati" dall¹Armata Rossa. Impossibile venire a
conoscenza del reale numero delle vittime della polizia sovietica in
questo
periodo.

Negli anni subito dopo il conflitto mondiale si concretizzò
quell¹atmosfera
nei rapporti internazionali tra i due blocchi occidentale e orientale
che
andò sotto il nome di Guerra Fredda. Gli ultimi mesi della guerra
avevano
fortemente impressionato i Sovietici: gli Stati Uniti avevano
dimostrato di
possedere un¹arma micidiale, senza precedenti: la bomba atomica.
Sottovalutata da Stalin per molto tempo, dopo Hiroshima e Nagasaki
l¹arma
nucleare divenne una priorità assoluta per l¹Unione Sovietica. Un altro
grandioso e prestigioso passo nella carriera di Beria (anzi, l¹ultimo
prima
del declino) fu la nomina a direttore del programma per la
realizzazione
dell¹Atomica. Dal 1945 al 1953, questa impresa offrì a Beria
l¹opportunità
di esercitare un¹enorme influenza nella politica militare dell¹U.r.s.s.
Il
20 agosto del 1945 Beria fu posto a capo del Comitato Speciale per la
Bomba
Atomica" (oltre a lui vi erano altri otto membri, tra cui Malenkov).
Ponendo
l¹enorme potenziale lavorativo del sistema Gulag al servizio del
programma
atomico, Beria fu determinante per la buona riuscita dell¹impresa.

DAI "SERVIZI" ALL¹ATOMICA

Lavorando a stretto contatto con gli stessi scienziati nello
stabilimento
segretissimo di Suhumi, seguì passo passo la realizzazione dell¹atomica
sovietica. Il 29 agosto del 1949 esplodeva la prima bomba atomica
sovietica
al plutonio: l¹incredibile impresa lasciò stupefatti gli Americani che
si
attendevano un successo degli avversari non prima del decennio
successivo
(anche se, a onor del vero, va detto che moltissime informazioni furono
ottenute con lo spionaggio più che con la ricerca). Il biennio
1948-1949 fu
per Beria anche un periodo di aspre lotte intestine al partito. Alleato
con
Malenkov, Beria entrò in aspra concorrenza con Zdanov, uno dei più
dogmatici
comunisti dell¹epoca, rappresentante degli interessi della burocrazia
del
partito. Su diverse questioni, come ad esempio la politica economica da
adottare nei confronti della Germania orientale, le fazioni di Beria e
Zdanov erano in aperta collisione, ma la realtà consisteva nel fatto
che era
in atto una semplice lotta per il potere. Per fortuna di Beria e
Malenkov,
Zdanov morì improvvisamente nell¹agosto del 1948, e non ci volle molto
per
costoro annientare la fazione che faceva capo al burocrate comunista.

Dietro a Stalin, quindi, cominciava ad apparire con sempre maggiore
chiarezza un "triumvirato", composto da Beria, Malenkov e Molotov
(1959-1953.3). Proprio quando la Storia sembrava essere in procinto di
consegnare a Beria il massimo grado di potere, cosa cui aveva sempre
agognato, cominciò il declino per il grande stratega georgiano. Fatto
ancora
più paradossale, a decretare il tramonto della stella dell¹astuto,
temutissimo Lavrentij Beria fu un uomo da lui sempre sottovalutato: il
grezzo, impulsivo Nikita Krusciov.

KRUSCIOV CONTRO BERIA

Krusciov, seppur avesse vestito importanti cariche all¹interno del
partito,
aveva saputo prudentemente rimanere dietro le quinte, cominciando
peraltro a
tessere le prime trame contro Beria. Da sempre vicino agli interessi
della
casta militare, il futuro segretario del PCUS non poteva che detestare
un
uomo come Beria, che in passato aveva rappresentato l¹occhio della
polizia
politica sui soldati sovietici. Oltre a ciò, Krusciov temeva di Beria
l¹astuzia unita all¹arroganza, nonché la facilità con cui il georgiano
poteva avvicinare Stalin e - per finire - la salda alleanza con
Malenkov.

Il 5 marzo 1953, in circostanze alquanto misteriose, morì Josif Stalin.
L¹evento scatenò una delle più feroci lotte per la successione della
storia
sovietica. Non fu mai provato (né i documenti ora accessibili del
Cremlino
sono in grado di fare luce sui fatti) se il dittatore morì nella
propria
residenza o altrove, se qualcuno (Beria ?) ritardò volutamente i
soccorsi
del "Piccolo Padre" agonizzante. Quel che è certo è che la morte di
Stalin
giungeva in uno dei momenti più cupi della scena sovietica: sono gli
anni
del Complotto dei Medici, dell¹antisemitismo mai ufficializzato ma
imperante, delle epurazioni nelle fila del partito causate da un
dittatore
onnipotente e sempre più paranoico. Ad accrescere la tensione tra i più
influenti uomini di Stalin, e ad aumentare l¹incertezza per l¹immediato
futuro, fu il fatto che il dittatore non aveva designato un successore.
Si
venne a creare, per la prima volta nella storia del partito e
dell¹Unione
Sovietica una situazione anomala: mancava il Capo attorno al quale
raccogliersi e le cui decisioni erano insindacabili. Quello che erano
stati
Lenin prima e Stalin poi.
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kamchatk
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MessageSujet: ..   Beria EmptyMar 12 Sep - 20:09

NEL RUOLO DI RIFORMATORE...- Si venne quindi a creare una sorta di
potere
collegiale, dominato dalle incertezze e dalle sovrapposizioni dei ruoli
e
dei poteri. Una cosa era comunque indubbia: Beria appariva come la
figura
più potente e temuta, soprattutto poiché manteneva saldo il controllo
sulla
polizia politica. Ci sono poche testimonianze sul cambiamento
improvviso di
Beria dopo la morte di Stalin, anche perché la macchina propagandistica
sovietica puntò a screditare completamente la sua figura scatenandosi
in
un¹autentica damnatio memoriae. Prima come traditore di Stalin poi -
dopo la
denuncia dei crimini stalinisti ad opera di Krusciov nel 1956 - come
rappresentante perfetto dello stalinismo. Non si può negare, comunque,
che
Beria puntò, già dai mesi successivi alla scomparsa di Stalin, a una
politica di riforme e di "destalinizzazione" in diversi settori: dalla
polizia politica alla politica estera. Beria mirava chiaramente al
sostegno
popolare. L¹astuto Lavrentij aveva compreso come le cose fossero
cambiate:
fino a quando persisteva il culto aggregante della figura di Stalin gli
"uomini di corte" del Cremlino potevano dimenticarsi del popolo
sovietico.
Fede e terrore lo tenevano a bada; ora si trattava di dare una base di
legittimità al potere, senza ricorrere al palese uso della forza. Tra
la
metà di marzo e il mese di aprile, Beria compì delle mosse che
indubbiamente
spiazzarono gli avversari: propose di eliminare molti programmi
edilizi, la
cui utilità era dubbia; criticò l¹istituzione delle "agrocittà", che
aveva
scontentato i coltivatori (ma che era una politica agricola invece
fortemente sostenuta da Krusciov); sottopose al Presidium un documento
nel
quale veniva avanzata la richiesta di amnistia per moltissimi
prigionieri.

... LAVRENTJI DESTALINIZZA - La novità più sensazionale fu però
pubblicata
il 4 aprile sulla Pravda: Beria, mascherato dietro un comunicato della
polizia politica, compiva un formale ripudio dell¹esistenza del
"complotto
dei medici" e spingeva per la riabilitazione degli arrestati.
Contemporaneamente, il culto di Stalin subiva graduali ma significativi
ridimensionamenti, sulle pagine dei giornali, nelle citazioni
all¹interno
del partito. Lentamente, Beria cercava di aumentare le prerogative
dello
Stato a discapito del Partito, nonché puntava ad una valorizzazione
delle
varie nazionalità all¹interno dell¹Unione Sovietica. Stalin aveva
voluto
"russificare" il grande impero sovietico, ora Beria faceva macchina
indietro. Uno degli scontri più duri con Krusciov fu proprio
relativamente
alla politica delle nazionalità in Ucraina, feudo del futuro segretario
del
PCUS. Beria chiedeva senza mezzi termini la promozione degli ucraini ai
posti di dirigenza e l¹uso della lingua locale in tutte le questioni
ufficiali.

Anche in politica estera Beria avviò riforme indiscutibili. Sotto la
sua
regia si giunse ad un armistizio in Corea, la Pravda arrivò persino ad
elogiare con moderazione un discorso di Eisenhower, e vennero compiuti
dei
passi per arrivare ad un incontro segreto con il "ribelle" jugoslavo
Tito.
Ma la mossa più spregiudicata (e azzardata, come vedremo) Beria la
compì nei
confronti della Germania Orientale. Fu questa politica, rivelatasi in
seguito disastrosa per il dominio europeo sovietico, a condannare Beria
e a
legittimare la cospirazione di Krusciov.

... E PARLA DI LIBERALISMO - L¹economia tedesca orientale era agli
inizi
degli anni cinquanta letteralmente a pezzi, con grave penuria di generi
alimentari e di prima necessità. Le fughe ad Ovest aumentavano di
giorno in
giorno. Alla base della grave crisi vi era il dogmatico programma del
capo
del PC tedesco Ulbricht (industrializzazione e collettivizzazione
forzate).
Tra la fine di maggio e l¹inizio di giugno Beria produsse all¹interno
del
Presidium un documento doveva auspicava varie cose: 1) la Germania Est
doveva abbandonare il programma di costruzione forzata del socialismo
2) la
collettivizzazione doveva rallentare visibilmente 3) doveva terminare
la
politica di eliminazione del capitale privato (!) 4) andavano
introdotte
riforme liberali nel sistema finanziario 5) bisognava aumentare la
tutela
dei diritti individuali dei cittadini (!). Analizzate a posteriori,
queste
richieste hanno dell¹incredibile, soprattutto se si pensa che ad
avanzarle
fu un uomo come Beria. In ogni caso, Beria riuscì a fare accettare
questa
politica riformatrice. Il 10 giugno il Politburo della Germania Est
annunciò
pubblicamente il "nuovo corso" ricevuto come ordine da Mosca; il 13
giugno
il governo concesse un¹amnistia a centinaia di prigionieri politici.
Finché
avvenne l¹inevitabile. Il mutamento di rotta scatenò aspettative
incredibili
nella gente, fino a che si giunse a dimostrazioni di aperto scontento
popolare e allo discesa in piazza degli operai il 16 giugno a Berlino
Est.
In poche ore la rivolta si estese a tutto il paese. A mezzogiorno del
17
giugno i carri armati sovietici soffocavano nel sangue la rivolta.

IL COMPLOTTO

Con l¹intervento sovietico terminarono anche le velleità riformatrici
di
Beria. La fine politica (e non solo) di Beria era vicina, e con essa
terminava il suo tentativo lungimirante di alleggerire il monolite
sovietico. Beria aveva compreso come il sistema necessitasse uno
"svecchiamento" e le sue riforme per cancellare gli aspetti più rigidi
dello
stalinismo avrebbero potuto avvicinare, anche se di poco, il consenso
popolare alla distante nomenclatura del partito unico. La versione
ufficiale
narra che Beria fu arrestato il 26 giugno 1953 durante una riunione del
Presidium organizzata pochi giorni dopo la crisi tedesca. La lunga
trama
tessuta da Krusciov negli ultimi mesi avrebbe dato i suoi frutti in
poche,
frenetiche ore.

In questa riunione, cui parteciparono tutte le più alte cariche del
partito,
Krusciov costruì una regia perfetta nella quale Beria fu dapprima
criticato,
poi isolato e infine arrestato con un plateale colpo di scena:
l¹entrata di
alcuni militari armati. che lo presero in consegna come "traditore del
popolo e del partito".

Il sottovalutato, l¹ingenuo e contadino Nikita Krusciov era riuscito a
convincere uomini come Malenkov, Molotov, Bulganin a prendere parte
attiva
nella vicenda. Via via, seguirono tutti gli altri. In una metafora
dialettica delle famose pugnalate a Cesare, uno ad uno i più influenti
membri del Presidium si scagliarono contro Beria che - intuendo la
situazione - cercò senza fortuna di far pervenire ai suoi uomini
all¹esterno
dell¹edificio un messaggio di aiuto (quando fu arrestato stringeva un
biglietto fra le mani con la scritta "Allarme !").

"TRADITORE DEL POPOLO"

L¹arresto di Beria costituì un¹operazione ad altissimo rischio, poiché
Krusciov, al momento della riunione del Presidium, non aveva
conquistato al
suo progetto che pochi influenti personaggi, né poteva immaginare come
la
maggioranza avrebbe reagito durante la discussione. Si giocò tutto in
quel
drammatico momento. Il verbale della storica riunione del Presidium è
stato
dichiarato smarrito dagli archivi, e l¹unica testimonianza è contenuta
nelle
memorie di Krusciov. Da questo momento non si saprà più nulla di
Lavrentij
Beria. Fu trasferito alla prigione di Lefortovo ? Da lì fu portato in
un
bunker sotterraneo ? Fu ucciso già negli uffici del Presidium ?

Quel che è certo è che tutti gli uomini legati a Beria caddero
rapidamente
in disgrazia, la moglie e il figlio ventottenne Sergio furono messi
agli
arresti. A luglio si riunì il plenum del Comitato Centrale, in
occasione del
quale i membri del Presidium dovevano spiegare al Partito la propria
condotta e la decisione di arrestare Beria. Fu un momento drammatico
per i
cospiratori che si giocarono il tutto per tutto. In ordine, prima
Malenkov,
poi Krusciov, poi Molotov, poi Bulganin, poi Kaganovic, e infine tutti
le
figure minori coinvolte nel complotto esposero le proprie accuse verso
il
"traditore" Beria. In quella drammatica seduta non uno si alzò a
chiedere
con quale autorità si fosse proceduti all¹arresto di Beria o per quale
motivo non si fosse consultato prima il Comitato centrale, come di
regola.
nessuno dubitò delle accuse, e nessuno chiese perché la perfidia di
Beria
fosse stata mascherata solo in quel momento. In uno scenario dalle
fosche
tinte medioevali, dove ognuno sapeva che avrebbe seguito il destino del
condannato se avesse cercato di difenderlo, fu consumata la fine di
Lavrentij Beria e il 7 luglio 1953 il Comitato Centrale approvava
all¹unanimità la condanna.

SPARITO DALL¹ENCICLOPEDIA - Secondo la più tradizionale liturgia
comunista,
Lavrentij Pavlovic Beria scomparve dal passato dell¹Unione Sovietica.
Seguendo, per ironia della sorte, il destino di tante sue vittime,
cadde
nell¹oblio dei "non esistenti". Poco tempo dopo, la Bol¹saja sovetskaja
enciklopedia inviò a tutti gli abbonati una nota che suggeriva di
eliminare
"con un coltellino o una lametta" la voce "Beria" fornendo in
sostituzione
una sul "Mare di Bering". Scompariva così una delle figure più tragiche
e
complesse di quell¹ "enigma avvolto nel nulla" che era - nelle parole
di
Winston Churchill - l¹Unione Sovietica. Nella sentenza del Comitato
Centrale
che lo condannava non ci fu la minima menzione sui veri crimini
compiuti da
Lavrentij Beria. Non una riga sulle repressioni e le uccisioni di
migliaia
di vittime innocenti, non un accenno alle purghe, alle tecniche
"persuasive"
della sua famigerata polizia politica.

"Nel destino toccato a Beria - scrisse Charles Bohlen, ambasciatore
degli
Stati Uniti a Mosca in quel tempo - c¹è, naturalmente, una forma di
elementare giustizia, ma sarebbe stato più equo se fossero state le sue
vittime, e non i suoi complici, a comminare la meritata punizione."
("BERIA"
di Amy Knight Mondadori editore pagg. 348)

di MARCO LAMBERTINI

Ringraziamo per l'articolo
(concesso gratuitamente)
il direttore di http://web.tiscalinet.it/storia/index.htm

------------

http://www.cronologia.it/mondo24w.htm
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