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 Rom (italien)

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buenaventura
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buenaventura


Nombre de messages : 2539
Date d'inscription : 17/02/2005

Rom (italien) Empty
MessageSujet: Rom (italien)   Rom (italien) EmptyJeu 20 Oct - 12:27

Identità enigmatiche
La tradizione orale è alla base della trasmissione della cultura delle
popolazioni Rom. Ecco ciò che rende assai ardua la definizione di
un'identità dai mille volti.
La mancanza di fonti scritte sui Rom rinvia alle notizie diffuse dai
media, non sempre questi fanno attenzione alle sfumature che
caratterizzano milioni di persone sparse tra Europa ed Asia. Eppure non c'è nulla
di più interessante che scoprire la ricchezza delle loro culture e delle
loro arti. Spesso considerati ladri di galline, o semplicemente ladri,
i Rom si trascinano una cattiva reputazione sin dall'inizio delle loro
peregrinazioni. La loro denominazione appare confusa per il "Gadjo",
per chi cioè non è Rom. Il termine deriva dal re Mohamed Gazni che cacciò
i Rom dall'India nell'XI secolo e che è diventato sinonimo di "nemico".
Bisogna tutavia distinguere i Rom dai vagabondi, dai gitani, dagli
zingari.
Secondo Valeriu Nicolae, direttore dello European Roma Information
Office (ERIO) ormai da due anni a Bruxelles, non vi è una separazione
chiaramente definita. Lui stesso si definisce semplicemente un Rom. "Tra di
noi, ci si riconosce immediatamente, basta scambiarsi una parola in rom
per sapere se si appartiene o meno alla stessa cultura". Tuttavia, a
lungo, la radice del nome "Egitto" ha dato un nome ai Rom in parecchi
paesi d'Europa: "Gypsy" in inglese e "Gitan" in francese. Ed è in effetti
verso l'Egitto che un'altra parte della popolazione originaria è
migrato, da cui la confusione degli europei. L'esclusione è parte del
quotidiano dei Rom, sin dalle origini: lo "Tsigane" francese, "Zingaro" in
italiano o "Zigeuner" in tedesco rinviano tutti alla parola "reietto"
proveniente dal greco antico "atsinkanos". La parola "Bohémien" ha invece
un senso meno evidente: designava originariamente una persona munita di
una lettera di raccomandazione dal sovrano della Boemia. "Manouche"
rinvia a un'etnia dei Sinti, i Rom del Piemonte. Oggi si predilige
l'appellativo Rom, che significa "uomo" in rom, lingua vicina al sanscrito.

Cultura e tradizioni

Tante denominazioni per altrettante differenze culturali? Valeriu
Nicolae chiarisce la questione: "Abbiamo una base di parole in comune per
designare i cibi, i viaggi, il tempo, il fuoco... Altri sostantivi si
sono adattati alle differenti regioni, società e politiche. Discorso
simile per le nostre tradizioni. Alcuni Rom in Romania hanno sviluppato
tradizioni diverse da quelli in Francia. Le persone si evolvono secondo i
luoghi, com'è per tutti, dovunque." Centinaia di tradizioni poetiche si
evolvono e si perpetuano da una generazione all'altra, ed è del resto
il loro profilo non cristiano a esser stato criticato per secoli.

Secoli di avversioni

Se a lungo la loro cultura è potuta sembrare chiusa agli occhi di
critici, i Rom dominano in alcune forme espressive che procurano loro oggi
un'immagine positiva, in determinati campi. La musica è probabilmente il
settore in cui vi sono i maggiori riconoscimenti, tra gli altri grazie
a musicisti come Rinaldo Olah, violinista virtuoso, che mischia
commedia e tragedia nelle note febbrili ed ammaliate che si librano sulle sue
dita d'oro. Vanno ancora citati i Gispy Kings, gruppo di riferimenti
che ha risvegliato sicuramente l'interesse per la musica rom. Altre forme
di arte cominciano anche a suscitare una certa curiosità: teatro,
fotografia e circo diventano non solo mezzi di espressione di un'identità
collettiva ma anche supporti efficaci di rivendicazioni. Gipsy, un
giovane rapper ceco di origine rom ha dichiarato al momento dell'uscita del
suo terzo album: "Utilizzo strumenti zingari e non dimentico la mia
musica, ma la reinterpreto in modo futuristico".
Differenti registi si ispirano nei loro film alla condizione di questa
minoranza mal trattata, tentando di portarli in scena attraverso le
loro sceneggiature in modo immaginario o realistico. Emir Kusturica
immagina vite romanzate e surreali, e permette al pubblico di aprirsi ad
un'altra visione. Per Nicolae, "Kusturica fissa sulla pellicola dei Rom
insoliti, variopinti, dalle avventure le più stravaganti. Non siamo così,
ma per fare un film che piace, è normale aggiungere qualcosa, è questo
che rende bello il cinema". Ne Il tempo dei gitani per esempio,
Kusturica firma un film sul quotidiano dei Rom, girato dagli attori Rom nella
loro lingua. La sua uscita ha provocato vive reazioni, ed i Rom si sono
detti soddisfatti di vedere un film di successo, in particolare al
Festival di Cannes.
In Swing, Tony Gatlif racconta la storia di zingari inseriti in
società. Lo spettatore ricorderà soprattutto i "taccuini antropometrici".
Istituiti nel 1912, questi libretti che includevano foto ed impronte
digitali, servivano da passaporti per gli zingari. Che erano obbligati a
presentarsi ad ogni passaggio alle autorità comunali muniti di questo
documento. Questa pratica è stata soppressa solamente nel 1969. "È molto
importante che si sappia che questi taccuini venivano rilasciati
dall'amministrazione francese e hanno rappresentato un mezzo di repressione.
L'olocausto dei zingari è cominciato di lì. Non c'è parecchio da
denunciare ma è molto importante sapere. Per non dimenticare", commenta Nicolae,
il quale aggiunge che "nel momento in cui ognuno perde la propria
cultura, i Rom subiscono la stessa sorte. I bambini non sanno parlare il
sinti (rom mescolato all'alsaziano). Non conoscono nulla del loro passato.
Certuni ignorano persino l'olocausto dei nazisti. E perdono la cultura
della musica." La musica dei Rom piace ancora. Concerti e festival si
moltiplicano, dalla Francia alla Norvegia. Manifestazioni culturali
vengon programmate un po' dovunque: festival in omaggio al jazzista Django
Reinhardt, lo Gipsy swing d'Angers, o ancora il Festival internazionale
della musica gitana Iagori che vien tenuto da 6 anni ad Oslo.

Sembra che l'interesse per la cultura Rom superi frontiere e reticenze,
incamminandosi sulla strada di una società europea multiculturale che
risulterebbe incompiuta senza la presenza attiva di una "minoranza" di
oltre 12 milioni di persone.
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