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| le crociate medievali | |
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buenaventura Langue pendue
Nombre de messages : 2539 Date d'inscription : 17/02/2005
| Sujet: .. Jeu 3 Nov - 16:38 | |
| Mindaugas ricorrerà frequentemente ai Cavalieri Portaspada perché gli diano il loro aiuto materiale contro Galic¹, e nel 1253 ritorna il problema dell¹incoronazione che finora, per varie ragioni, non si è ancora fatta, benché si sia battezzato come richiestogli.
Si racconta che Mindaugas spendesse moltissime delle sue ricchezze affinché la sua incoronazione diventasse l¹avvenimento del suo tempo.
Tutti gli orefici e gli artigiani di Riga si affaccendarono attorno alla sua corona, affinché creassero un gioiello unico al mondo! Anche a Novogrudok fu allestita una grandiosa festa, dove si dice, convenissero nobili e contadini da tutte le parti per partecipare agli enormi e sontuosi banchetti quando finalmente la sua incoronazione avvenne alla presenza dei messi del papa Innocenzo IV. Sia vero oppure no, il Papa benedisse l¹incoronazione.
Il dominio lituano di Mindaugas e Novogrudok diventò, non più una semplice città-stato come ce n¹erano tante altre nella regione, ma la capitale di un regno cattolico e così, almeno ufficialmente, la posizione e il rango del nostro principe rispetto ai vicini polacchi, ungheresi e russi ne uscì rafforzata.
Quanto agli Ordini dei Cavalieri, sia livone che teutonico, i rapporti con lui ora si stabilizzano. Addirittura, sembra che Mindaugas avesse promesso (ma poi non mantenne la promessa fatta) per tutto questo ³onore² di esser diventato re che avrebbe ceduto parte dei territori della Zhemaitia, già sottratti da lui ai suoi cugini, all¹Ordine Livone.
Dobbiamo aggiungere che insolitamente l¹incoronazione di Mindaugas non avvenne in una chiesa, sebbene il primo impegno materiale che si richiedeva al neo-convertito come prova della sincerità dell¹atto compiuto, era almeno la costruzione di un tempio consacrato da funzionari latini dove celebrare la cerimonia.
E nelle vicinanze di chiese latine non se ne trovanoŠ
E¹ possibile dunque che si sia fatto incoronare in una qualche costruzione di legno provvisoria, lontano da Novogrudok, visto che non vi sono tracce archeologiche contemporanee di una costruzione di pietra o in mattoni nell¹area della cittadina?
Neppure durante gli scavi condotti nella cripta della cattedrale barocca di Vilnius si sono trovati reperti che si riferiscano a questo straordinario evento, benché ci siano le fondamenta di una chiesa primitiva che risale proprio a quest¹epoca, quando Vilnius era ancora da fondare. E¹ però poco probabile che Mindaugas abbia intrapreso una costruzione da queste parti, dove in pratica non abitava ancora nessuno o forse già pensava di spostare il baricentro politico qui, un po¹ più a nord, prima di Ghedimino? Probabilmente lo sapremo quando si faranno ulteriori scavi.
A parte questo mistero, nel 1254, infine, si giunge ad una trattativa di pace con Galic¹. La mediazione per questo accordo però non porta l¹impronta romanaŠ
In questi anni appare sulla scena il figlio di Mindaugas, Voiscelk (in lituano Vaisc¹vilkas o Vaiscelgas). Questi era stato mandato a trattare il matrimonio fra sua sorella col figlio di Danilo, Sc¹varn, ed il fratello di quest¹ultimo, Romano di Galic¹, era andato in ostaggio reale alla corte di Novogrudok dove gli era stata affidata parte della provincia come appannaggio personale.
Quest¹ultima risultò una mossa molto azzardata, sebbene forse senza scelta, da parte di Mindaugas che in tutti i modi non lasciò contento Voiscelk (eventuale successore sul trono di Novogrudok). Questo giovane aveva sempre visto la crescita del potere di suo padre e dei suoi domini come la sua futura e degna eredità e possiamo immaginare come ci rimanesse quando vide passare, per disposizione di suo padre, il governo di Novogrudok nelle mani di Romano di Galic¹ che da un semplice ostaggio diventava ora pari ad un principe lituano.
Voiscelk, sappiamo dalle Cronache, non era uno stinco di santo e, come dice la tradizione, ³Šnon era contento ogni giorno se non avesse ucciso uno o due uomini!² Così, molto irritato per doversi accontentare di due città minori come Volkovysk e Slonim, al posto di Novogrudok, si considerò un principe senza dominio e in uno stranissimo slancio di fede decide di ritirarsi dalla vita pubblica e farsi monacoŠ ortodosso, nel monastero di Polonin, in Volynia. Di sicuro è un dispetto verso suo padre e le sue politiche religiose filopapali ed un segnale al vigile Danilo!
Voiscelk era battezzato nell¹Ortodossia, prima della riconversione di suo padre, ed aveva ricevuto il nome di Davide. Ora, ribattezzato come monaco, quasi per ricordare chi l¹avesse costretto al clamoroso gesto, si fece chiamare fra¹ Romano.
Suo padre, però, lo conosceva bene e aveva riso della sua improvvisa vocazione dicendo che sotto il saio sicuramente nascondeva una spada! Tuttavia, Voiscelk è fedele al suo abito per ben tre anni finchè, abbandonato il monastero dei Carpazi di cui abbiamo parlato prima, decide di recarsi in eremo al Monte Athos, in Grecia! Purtroppo, a causa di guerre nei Balcani, deve tornare in patria e dirigersi verso NovogrudokŠ
Possiamo dire quindi, che il cattolicesimo di Mindaugas aveva fatto pochissima breccia nella famiglia e che invece l¹ortodossia continuava a trionfare, ormai profondamente radicata nell¹animo dei suoi figli.
Danilo stesso, preoccupato di tenere Voiscelk fuori gioco a favore di suo figlio Romano, è contento del ritorno solo quando viene a sapere che ha fondato un monastero, lungo il Nieman vicino a Novogrudok, dedicato a san Lorenzo a ricordo del suo avo Rimundas-Lavrasc¹ e alla Vergine Maria e vi si è rinchiuso.
Il ritiro di Voiscelk in monastero e il conseguente suo voto al celibato perenne aveva messo in forse la continuazione del lignaggio e Mindaugas, nel bisogno urgente di trovare una nuova moglie perché gli generasse altri figli da porre sul trono dopo la sua morte, compie una grossa soperchieria ai danni di Daumantas (battezzato nell¹Ortodossia col nome di Timoteo), principe di Pskov!
Di costui racconteremo più avanti, mentre ora ci interessa informare il nostro lettore che, per quanto riguarda Tautvilas, sappiamo che era diventato intoccabile per il suo ruolo nella pace costruita a Galic¹. Per di più ritorna come principe a Polozk ed apparentemente appare riconciliato con tutti.
Le pedine sembrano essere ferme al loro posto, mentre Mindaugas con le consulenze dei cattolici ha il tempo, persino, di impegnarsi a costruire il suo nuovo stato sul modello dei regni cattolici vicini. La Rus ortodossa, infatti, come un modello da imitare, è ormai messa da parte perché risulta obsoleta. Inoltre, come re cattolico è libero dal versamento della decima al Metropolita ortodosso di Kiev, sebbene ora dovrà cederla per il mantenimento della Chiesa Cattolica Romana. Né basta questo. Dovrebbe istituire ed organizzare una nuova struttura ecclesiastica per il suo regno, accettare un vescovo straniero che cercherà di comandare nella sua casa e fra la sua gente. In breve, Mindaugas si scontra personalmente, non solo con il problema dei costi di tutte queste operazioni, ma anche col pericolo di essere degradato da re a servitore del vescovo che gli verrà destinato!
Già prima, nel 1253, da Gniezno, la centrale cattolica della Polonia, era stato nominato quale vescovo per la nuova Lituania un certo Vito, un monaco domenicano, benedetto dal Papa. Costui, però, non giungerà mai in Lituania per qualche ragione mai tramandata, benché possiamo immaginare gli ostacoli che Mindaugas pose contro l¹arrivo di questo prelato nella sua terra, e quindi non si saprà più nulla delle sue attività, salvo che, nel 1255, Vito viene destituito motu proprio dal Papa.
Sappiamo poi che i Cavalieri ne mandarono uno in Lituania, ma anche di questo vescovo ³dei Cavalieri² esistono altrettante pochissime notizieŠ Anzi! Questo vescovo nel 1259 lo ritroviamo ad operare in Germania invece che nella sua sede lituana, fino alla sua morte!
In definitiva, ci accorgiamo che l¹evangelizzazione dei lituani secondo il rito latino finché ci fu Mindaugas, fu talmente ostacolata che risultò un vero e proprio voluto insuccesso. E tutti i patti stipulati? E gli obblighi sottoscritti?
Di certo aveva sempre creduto che il battesimo cattolico fosse solo una specie di cerimonia obbligata per ottenere, sì!, la corona, ma soprattutto la pace con i vicini. Mettere insieme un potere ideologico parallelo nel suo regno, che avrebbe sconvolto le sue abitudini di sempre, invece non era immaginabile! | |
| | | buenaventura Langue pendue
Nombre de messages : 2539 Date d'inscription : 17/02/2005
| Sujet: ... Jeu 3 Nov - 17:19 | |
| BOEMIA E POLONIA
Nei secoli VI-XI le terre tra l'Elba (Labe) e la Saala erano abitate da popolazioni antichissime: gli slavi occidentali, facenti parte dell'unione tribale serbo-lausica. Più a sud dell'Elba vi erano le unioni tribali dei Labi: Liutizi e Obodriti. Lungo le rive del Baltico abitavano invece le tribù dei Pomerani, i quali, insieme a Liutizi e Obodriti vengono denominati "slavi baltici".
Invece lungo il corso superiore dell'Elba e del fiume Morava vivevano le tribù ceko-morave e sulle pendici meridionali dei Carpazi le tribù slovacche.
Nel suddetto periodo storico queste popolazioni vivevano nella fase clanico-tribale, per cui non conoscevano lo sfruttamento intensivo della terra, lo schiavismo, il servaggio ecc. Esse tendevano a trasformarsi in Stato feudale proprio nella misura in cui venivano a contatto col feudalesimo euroccidentale. P.es. verso la metà dell'XI secolo si formò lo Stato degli Obodriti, che si mantenne per un secolo e che rappresentò il centro della lotta degli slavi polabi contro l'aggressione germanica.
La trasformazione del regime clanico primitivo in feudale era tanto più veloce quanto più le popolazioni erano state precedentemente a contatto con l'oppressione schiavistica romana o avevano avuto rapporti commerciali coi romani.
Presso le tribù ceko-morave la decadenza del comunismo primitivo era già iniziata nei primi secoli della nostra era. La terra arata era diventata proprietà privata del contadino. La trasformazione dei contadini liberi in servi della gleba si era praticamente verificata tra il VI e il X secolo.
La resistenza dei contadini a questo tipo di servaggio determinò la nascita dello Stato militarizzato e giudiziario, favorito peraltro dalla minaccia, intorno al VI sec., dell'invasione dei nomadi àvari, che si insediarono in Pannonia.
La prima grande unione slava anti-àvara fu appunto quella dei principati ceko-moravi e pannonici del 623, capeggiata dal condottiero Samo (623-58), che non solo riuscì a fermarli, ma fu anche capace di sconfiggere le truppe del re franco Dagoberto I (629-39). Lo Stato creato da Samo, morto nel 658, non riuscì però a sopravvivergli, quando fu scongiurato il pericolo esterno.
Furono le nuove incursioni franche di Carlo Magno e di Ludovico il Germanico che ridiedero la spinta al rafforzamento dell'unità statale di quei territori slavi.
Il principato di Moravia era un vasto Stato di slavi occidentali e, nonostante alcuni principi, come Pribina, Rostislao e Svatopluk, si lasciassero sedurre dalle promesse dei principi tedeschi, esso preferì stringere alleanze con l'impero bizantino, tanto che nell'874 Ludovico il Germanico fu costretto a riconoscere l'indipendenza dello Stato moravo.
Il suo indebolimento cominciò a verificarsi quando alcuni principi preferirono appoggiarsi alla chiesa latina per poter allargare i propri confini, acuendo le contraddizioni del servaggio. Alcune tribù si staccarono dallo Stato moravo, che così non seppe affrontare l'invasione dei nomadi ungari, nel 905-906, che conquistarono soprattutto le terre slovacche.
Dopo questi avvenimenti lo sviluppo storico degli slovacchi si separò da quello dei ceki, i quali, costituitisi in Stato autonomo alla fine del IX sec., diventarono il baluardo contro l'aggressione germanica e ungara. Anzi, fu proprio grazie all'aiuto dell'esercito ceko di Boleslao I che l'imperatore Ottone I riuscì a sconfiggere gli ungari nel 955.
Lo Stato ceko-boemo si estese progressivamente verso la Moravia e la Polonia, sicché ad un certo punto si stabilì un confine comune con la Rus' di Kiev, che permise notevoli scambi commerciali e culturali.
La Polonia non poté essere conquistata dai boemi perché anche qui si stava formando uno Stato slavo feudale di notevoli dimensioni, praticamente limitato dal Baltico, dall'Oder e dai Carpazi. La proprietà terriera di tipo feudale cominciò ad affermarsi e svilupparsi in Polonia intorno ai secoli VII-IX.
Come molti altri popoli slavi, anche i polacchi passarono dall'ordinamento comunitario primitivo al servaggio, saltando la fase dello schiavismo. Vi erano sì schiavi, ma come frutto di guerre vittoriose: l'economia restava tribale, e quando si trasformò in feudale, gli schiavi divennero servi della gleba, legati alla terra e ai rapporti di dipendenza personale.
Le tribù polacche erano tante: Poloni, Masovi, Vislani, Pomerani, Lenzani... e solo verso la metà del IX sec. esse si unirono attorno a due centri principali: il principato dei Vislani, nella Piccola Polonia, e quello dei Poloni, nella Grande Polonia. | |
| | | buenaventura Langue pendue
Nombre de messages : 2539 Date d'inscription : 17/02/2005
| Sujet: .. Jeu 3 Nov - 17:19 | |
| Dopo che il grande principato di Moravia ebbe conquistato le terre dei Vislani (877), la Grande Polonia diventò il centro della formazione statale. E il primo Stato polacco si formò col principe Mieszko I (960-992), il quale, insieme a molti nobili polacchi, preferì aderire al cattolicesimo latino, che inevitabilmente mortificò lo sviluppo autonomo di una cultura slava.
Nonostante la Polonia fosse cattolica, la Germania di Ottone I cercò a più riprese di conquistarla, ma nel 938 contro i feudatari germanici vi fu un'insurrezione generale da parte degli slavi polabi, grazie alla quale, successivamente, la Polonia riuscì a togliere al ducato di Boemia la regione molto ricca intorno a Cracovia, raggiungendo così la sua massima espansione.
La guerra con la Germania riprese con l'ascesa al trono di Enrico II, ma anche questa volta ebbe la meglio la Polonia, il cui principe Boleslao il Coraggioso assunse il titolo di re nel 1025.
Queste vittorie contro i tedeschi esaltarono i principi polacchi, che pensarono di espandersi verso est, a spese dei russi. L'imperatore germanico Enrico II ovviamente favorì questa impresa, nella speranza di distogliere i polacchi dai confini occidentali.
Inaspettatamente nel 1018 il re Boleslao riuscì a impadronirsi di Kiev, elevando alla dignità di granduca Svatopluk, in precedenza cacciato dalla città dal fratello Jaroslav il saggio. Quest'ultimo, tuttavia, scacciò di nuovo Svatopluk e ridusse i confini della Polonia, che da allora cominciò a subire una serie di sconfitte anche da parte dei boemi e degli ungheresi, al punto che la Boemia riuscì a riprendersi nel 1021 la Moravia.
Quando poi la Polonia fu attaccata anche dai tedeschi (1025-34), ne approfittarono subito Boemia e Rus' per riprendersi i territori tolti loro da Boleslao il Coraggioso.
La rivolta dei contadini polacchi contro i nobili che li sfruttavano fu inevitabile (1037). Fu così estesa che i nobili, per reprimerla, furono costretti a chiedere aiuto ai feudatari tedeschi: il che trasformò lo Stato polacco in un vassallo di quello germanico.
Boemia e Polonia, nei secoli XI-XII, entrarono nella fase del feudalesimo avanzato. La Boemia era uno Stato diviso in piccoli territori, tenuti uniti dalla comunanza della cultura e della lingua, nonché dall'esigenza di far fronte ai tentativi di occupazione compiuti dai tedeschi e dagli stessi polacchi. Nonostante le vittorie conseguite, non poté impedire a Federico Barbarossa di nominare il principe di Moravia e il vescovo di Praga principi dell'impero germanico, il che li rendeva indipendenti dal re ceko.
Nel XII secolo iniziò, da parte dei contadini tedeschi, il processo di colonizzazione delle terre boeme più vicine ai confini. Un secolo dopo il fenomeno divenne di massa. Feudatari laici germanici s'insediarono in Boemia pretendendo vasti possedimenti terrieri. Agli immigrati tedeschi si aggiunsero i cavalieri teutonici, i templari, i francescani e i domenicani.
I re ceki non si rassegnarono e dopo molte resistenze riuscirono ad ottenere da Federico II il riconoscimento dell'indipendenza del loro paese e l'ereditarietà della corona ai sovrani boemi (Bolla d'oro di Sicilia del 1212). Purtroppo appena 30 anni dopo il paese dovette subire, insieme all'Ungheria e alla Polonia, l'invasione mongolo-tartara (1241-42).
Sarà però il re ceko Vratislao I che in qualche modo riuscirà a fermare l'orda asiatica, a recuperare alcuni territori sottratti in precedenza dai tedeschi e persino a incorporare nello Stato boemo l'Austria, la Stiria, la Carinzia e la Carniola. Cosicché si formò uno Stato molto vasto, che si trovò ben presto in conflitto con gli ungheresi del re Bela IV.
Tuttavia, poiché il patriziato tedesco residente in Boemia non faceva nulla per favorire la centralizzazione dello Stato, la monarchia tendeva inevitabilmente a indebolirsi. E infatti nel 1278 l'imperatore tedesco Rodolfo d'Asburgo riuscì a conquistare la Stiria, la Carinzia, la Carniola e la stessa Moravia. Anche se sotto Venceslao II gli Asburgo dovettero accettare l'unione della Boemia e della Polonia in un unico Stato.
Quanto alla Polonia, negli anni 1040-70, dopo la repressione dell'insurrezione contadina degli anni 1037-38, i feudatari si erano stretti attorno ai principi Casimiro I il Ricostruttore (1039-58) e Boleslao II (1058-79), i quali, sfruttando la lotta per le investiture tra Enrico IV e Gregorio VII, si erano liberati dell'influenza germanica.
Tuttavia, i feudatari polacchi, non sopportando più l'autoritarismo di Boleslao II, ch'era arrivato a eliminare il vescovo di Cracovia, mandarono al governo, con l'appoggio dei tedeschi e dei boemi, Ladislao I (1079-1102), il quale ovviamente rinunciò a ogni politica centralistica. Di questa debolezza statale (a metà del XIII sec. la Polonia sarà divisa in 20 ducati) cercò di approfittarne l'imperatore tedesco Enrico V, ma nel 1109 venne sconfitto dalla stessa popolazione polacca.
Fu l'ultima vittoria significativa. Infatti, nel 1157 il marchese Alberto l'Orso s'impadronì del Brandeburgo, presso la frontiera polacca. Negli anni '60 e '70 il Barbarossa (1152-90) riuscì a sottomettere gli slavi polabo-baltici. Nel 1181 il principe della Pomerania occidentale si riconobbe vassallo dell'imperatore tedesco.
La Polonia del principe Corrado di Masovia (Masuria) e Cuiavia (due regioni del bacino della Vistola, oggi in territorio polacco) chiese aiuto al pontefice Gregorio IX, che gli inviò i cavalieri teutonici allo scopo di soggiogare i prussiani. Realizzato il compito, i Teutonici, dopo essersi uniti coi Portaspada, coi quali conquistarono alcune terre baltiche orientali, pretesero di costituirsi come Stato, stringendo così la Polonia da due lati e indebolendola al punto che nulla poté fare al cospetto delle devastanti invasioni mongolo-tartare del 1241, 1259 e 1287.
Dal XIII secolo in poi la Polonia non poté impedire in alcuna maniera il grande afflusso di coloni tedeschi all'interno dei suoi territori.
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(http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/baltici/14.htm)
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L'IDEA DI CROCIATA I
Se c'è una cosa che non si può trovare nei manuali scolastici di storia sono proprio le crociate cattoliche nelle terre baltiche o nel Nord-Est dell'Europa: uno di quegli eventi che praticamente risulta non essere mai accaduto.
Eppure sono durate infinitamente di più di quelle classiche contro l'islam che si studiano in tutti i libri di storia. Se consideriamo che già con Carlo Magno l'espansione franco-cattolica verso est costituiva parte integrante della politica estera carolingia e che le ultimissime crociate terminano nella prima metà del XVI sec., qui praticamente si ha a che fare con un periodo di almeno sette secoli.
Tutti i paesi europei centro-orientali di religione cattolica devono la loro cultura, la religione, spesso anche la loro lingua e quasi sempre i loro confini proprio allo sviluppo di queste crociate. Questi stessi paesi, una volta divenuti cattolici, assunsero iniziative particolarmente bellicose contro i paesi limitrofi ancora di religione o di cultura pre-cristiana o divenuti cristiano-ortodossi a partire dall'XI sec.
Particolarmente attivi in senso bellicista gli Stati cattolici furono quando in Europa occidentale cominciarono a svilupparsi, verso la fine dell'alto Medioevo, i traffici commerciali nell'area mediterranea e più in generale con l'oriente.
Questi traffici da un lato stimolavano l'interesse dei nuovi ceti borghesi per le risorse umane e materiali dell'est, dall'altro mandavano in crisi l'istituto del servaggio, su cui fino a quel momento avevano fatto le loro fortune i ceti agrari e nobiliari.
Ovviamente il termine "crociata" non appartiene al linguaggio medievale. Le fonti dell¹epoca parlano di peregrinatio ("pellegrinaggio") o di iter ("viaggio in armi"). Dal XII secolo si afferma l¹uso del termine passagium ("viaggio attraverso il mare"), o passagium generale quando si indicavano le spedizioni maggiori, indette da un¹apposita bolla pontificia, e che quindi interessavano in via di diritto tutta la cristianità occidentale.
Le crociate del Nord, esattamente come nel Vicino Oriente, avevano lo scopo di arricchire non solo i mercanti, che con la loro attività volevano superare i limiti del feudalesimo, ma anche i feudatari, che non volevano rinunciare all'idea di vivere di rendita e che pensavano di poter ottenere, all'estero, con la forza delle armi, quelle ricchezze che stavano perdendo, all'interno, con la forza del denaro dei nuovi ceti commerciali e imprenditoriali.
Sotto questo aspetto le crociate servirono anche come valvola di sfogo, in senso colonialistico, alle gravi crisi sociali che attanagliavano un sistema iniquo e oppressivo come quello feudale, basato sulle grandi proprietà private, sulla progressiva rovina dei piccoli coltivatori, su un servaggio che, rispetto agli sviluppi del movimento urbano e mercantile (soprattutto dell'Italia e delle Fiandre), risultava sempre più anacronistico.
La crociata fu una risposta sbagliata (di politica estera) a un problema reale (di politica interna): il servaggio. Gli antagonismi feudali, che la borghesia andava esasperando, non produssero, se non in forme limitate, un movimento di opposizione del mondo contadino in direzione di un'equa ripartizione delle terre, ma un enorme travaso di popolazioni da ovest verso est, preceduto da accanite campagne militari, delle cui motivazioni ideologiche si fece carico il clero cattolico, secolare e soprattutto regolare.
Intorno al Mille la lotta dei contadini contro i feudatari assunse le forme di una vera e propria fuga dai feudi, spesso in concomitanza con lo sviluppo di movimenti ereticali antiecclesiastici, fino alle insurrezioni vere e proprie (p.es. in Normandia nel 997, in Bretagna nel 1024 o nelle Fiandre nel 1035). La stessa crociata dei poveri del 1096 fu in realtà una gigantesca fuga dall'oppressione feudale, che si risolse in una carneficina tra i partecipanti.
D'altra parte i feudatari erano avversari irriducibili dei contadini in rivolta, e raramente scendevano a compromessi. Molto spesso era in lotta anche tra di loro. A quell'epoca i domini feudali più importanti erano il ducato di Normandia (creato dai normanni scandinavi), la contea delle Fiandre, la contea di Angiò (questi conti verso la metà del XII sec. diventeranno signori d'Inghilterra), il ducato di Bretagna, la contea della Champagne, il ducato di Borgogna, la contea di Poitou, il ducato di Aquitania, la contea di Tolosa: questi feudatari posero fine alla dinastia carolingia, che pur era servita per opporsi a tutte le popolazioni pre-cristiane o non cattolico-romane, e diedero il potere a Ugo Capeto, la cui sovranità risultò del tutto insignificante.
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(http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/baltici/10.htm) | |
| | | buenaventura Langue pendue
Nombre de messages : 2539 Date d'inscription : 17/02/2005
| Sujet: .. Jeu 3 Nov - 17:20 | |
| L'IDEA DI CROCIATA II
Storicamente col termine "crociata" occorre intendere quelle spedizioni militari a scopo commerciale, o comunque di espansione territoriale in nome di interessi materiali legittimati da una copertura ideologica, che può andare dalla lotta di civiltà che il cristianesimo latino si sentiva in dovere di sostenere contro il paganesimo, alla liberazione della Terrasanta dal dominio musulmano, sino alla soppressione di confessioni cristiane rivali a quella cattolico-romana.
Va tuttavia detto che gli stessi musulmani, partiti dalla terra d'Arabia, arrivarono in Europa sino alle porte dei Pirenei e di Vienna. Anche questa in fondo era per loro una sorta di "crociata", forse con una differenza, se si vuole: che, mentre gli islamici erano consapevoli di non avere una cultura superiore a quella cristiana, e si limitavano ad assoggettare politicamente ed economicamente i cristiani, quest'ultimi invece pretendevano una sottomissione completa da ogni punto di vista.
Generalmente i manuali scolastici parlano di otto crociate che si svolsero nell'arco di 200 anni e furono dirette tutte verso il Medio oriente, il Mediterraneo orientale, ivi incluso il saccheggio di Costantinopoli nel corso della quarta crociata (ma non dobbiamo dimenticare l'atteggiamento che assunsero Portogallo e Spagna all'interno dei loro paesi nei confronti degli islamici e degli ebrei). Protagonisti principali delle crociate anti-islamiche i francesi, gli italiani e i tedeschi, ma vi furono significative presenze degli inglesi (1) e nella quinta degli austro-ungheresi.
In realtà le crociate furono molte di più e l'idea stessa di crociata non riguardò unicamente la guerra anti-islamica.
Qualunque provvedimento poliziesco o militare a carico di un movimento di persone aggregato attorno a un ideale di vita, che si protrae nel tempo fino alla completa sottomissione di tale compagine o fino al suo annientamento, in caso di resistenza attiva, può essere definito col termine di "crociata". Che poi l'ideale di vita sia di tipo religioso o laico, la sostanza non cambia.
Dunque vanno considerate "crociate" non solo le spedizioni militari contro gli arabi, ma anche quelle contro i turchi, che avvennero molti secoli dopo quelli classici del basso Medioevo, e sono state vere e proprie "crociate" tutte quelle compiute contro le popolazioni di religione "pagana", cioè "non cristiana", come appunto i germani e gli slavi confinanti con il sacro romano impero (senza dimenticare quelle compiute contro le popolazioni americane, africane e asiatiche), e persino quelle compiute dai cattolici-romani contro gli ortodossi-bizantini o quelle tra cattolici-romani e protestanti, per motivi di rivalità su un ideale comune di cristianità.
Sotto questo aspetto debbono essere considerate "crociate" non solo le spedizioni militari compiute all'esterno di un determinato paese, contro altri paesi, ma anche tutti quei provvedimenti repressivi, interni a un determinato paese, intrapresi contro i cosiddetti "eretici", i nemici dell'ordine pubblico, delle autorità costituite e così via. Le crociate si fanno sempre in nome di un ideale religioso, che oggi - quando si ripetono - ovviamente risulta di molto laicizzato, almeno nell'ambito occidentale.
Nel corso della storia medievale le crociate contro i movimenti ereticali e pauperistici sono state un'infinità e tutte molto cruente. Quanto, in queste decisioni così unilaterali, abbia pesato la trasformazione del beneficio vitalizio della terra in possesso ereditario, è facile capirlo. Allorquando in Francia le terre passarono in proprietà dal padre al primogenito (maggiorasco), si rese relativamente difficile la vita agli altri figli, che come alternativa avevano o la carriera ecclesiastica o appunto quella militare in terre da conquistare.
Molti storici tendono ad attribuire l'esplosione delle crociate verso est (contro l'islam o contro il paganesimo o il cristianesimo ortodosso) al forte aumento complessivo della popolazione euroccidentale. Ma è assai raro trovare uno storico che, oltre a chiedersi le motivazioni di questa improvvisa crescita demografica, nonché il fatto che ad un certo punto risultava essere incompatibile con le risorse disponibili, spieghino anche in maniera esauriente in che misura sarebbe stato possibile evitare che lo scarto tra popolazione e risorse si trasformasse in una guerra di conquista verso popolazioni pacifiche.
Gli aumenti progressivi della popolazione si verificano, in genere, quando sussiste un trend economico favorevole per un periodo relativamente lungo. Ma questo di per sé non può essere motivo sufficiente per spiegare l'esigenza di conquiste militari o di esodi di massa verso terre da colonizzare.
Il colonialismo è sempre l'effetto di rapporti economici iniqui vissuti anzitutto all'interno della regione da cui parte la conquista militare e l'esodo di massa. Se questa regione ha conosciuto un trend economico favorevole di lunga durata e poi improvvisamente si vede costretta a favorire processi di conquista militare e coloniale, ciò significa che di quel trend avevano potuto trarre i migliori vantaggi solo alcune categorie sociali e non la grande maggioranza dei lavoratori.
E' noto che nella fase iniziale del trend economico favorevole l'intera società ha l'impressione ch'esso debba durare in maniera indefinita; la stessa classe sociale che l'ha favorito è interessata a che le masse credano in tale illusione: di qui lo sviluppo impetuoso della popolazione.
Quando poi, ad un certo punto, ci si accorge che i veri beneficiari del progresso economico sono in realtà gli stessi ceti particolari che l'hanno promosso, al fine di potersi arricchire privatamente, ecco che diventa improrogabile, in mancanza di alternative, la necessità di un esodo di massa.
Tale esigenza, che è sempre di carattere militare, è altresì l'inevitabile conseguenza di una sconfitta politica da parte di quelle forze sociali che, subìto l'inganno del benessere facile e incessante, non hanno poi saputo reagire con la dovuta fermezza contro i proprietari privati. Costoro, in particolare, riescono di nuovo a ingannare le masse contadine, artigiane, proletarie... assicurando loro la soluzione dei problemi economici proprio in virtù del colonialismo.
Non a caso il colonialismo europeo in grande stile (verso la Terrasanta e le terre slave) si verificò proprio nel momento in cui, sul piano economico, aveva cominciato a farsi strada il cosiddetto "capitalismo commerciale".
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(1) Si può qui notare che gli inglesi non furono mai tagliati fuori dall'area baltica, anzi dopo il 1200 essi poterono sviluppare intensi traffici in questa regione. Negli anni successivi al 1230 Enrico III accordò un privilegio speciale all'associazione dei commercianti del Baltico (una di quelle Compagnie che fino a tutto il XVIII sec. costituiranno un fattore essenziale della storia europea e coloniale). Lo stesso re diede anche una pensione ai cavalieri teutonici che si erano imbarcati alla conquista della Prussia, mentre negli stessi anni un vescovo inglese guidò gli svedesi a battezzare e ad annettersi le popolazioni della Finlandia centrale. Peraltro tra il 1329 e il 1408 diverse centinaia di inglesi servirono sotto l'Ordine Teutonico nella crociata contro la Lituania, e nel 1399 uno di loro, Enrico Bolingbroke, divenne persino re d'Inghilterra col nome di Enrico IV. Infine per tutto il XV sec. si susseguirono gli scontri e i trattati tra i re inglesi, la Lega Anseatica, l'Ordine Teutonico in Prussia e i sovrani scandinavi.
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(http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/baltici/11.htm)
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L'IDEA DI CROCIATA III
L'Italia e le Fiandre, verso gli inizi del Basso Medioevo, erano riuscite a imporre a tutto il sacro romano impero d'occidente un'impressionante svolta verso i consumi e i consumi di qualità, in virtù dei loro commerci internazionali, che poi porteranno, alla fine del Medioevo, alle prime forme di "capitalismo manifatturiero", mediante cui si assisterà a una progressiva trasformazione dell'artigiano in operaio salariato.
L'esigenza di poter acquistare, col denaro, prodotti costosi, di qualità, pregiati, rari, indusse quanti per tradizione se lo potevano permettere (le classi nobiliari o comunque possidenti), ad acuire le contraddizioni del servaggio e della dipendenza personale, che fino a quel momento erano rimaste nei limiti della capacità di consumo degli stessi proprietari feudali.
Ad un certo punto il servo della gleba rischiava di vedersi trasformato in una sorta di schiavo in veste feudale, la cui unica alternativa era diventata quella di fuggire dal feudo e di trasformarsi o in un operaio salariato o in carne da cannone per qualche esercito di ventura, oppure appunto in un emigrante in terre lontane, in cerca di fortuna. Non a caso le crociate vengono fatte da contadini rovinati dai debiti e da operai il cui salario non era sufficiente a mantenere una famiglia.
Gli storici spesso mettono in risalto il fatto che in Europa occidentale esistessero tecniche rurali di coltivazione della terra molto più avanzate che tra le popolazioni slave: p.es. l'aratro a versoio in ferro che consentiva di lavorare i terreni pesanti; il collare di spalla per i cavalli, che non strozzava l'animale durante lo sforzo; la rotazione triennale delle colture, che forniva avena per le bestie; le tecniche di bonifica dei terreni paludosi; il prosciugamento dei nuovi campi da coltivare; la costruzione di dighe...
Eppure tutti questi progressi non indicano affatto, di per sé, un sicuro indice di benessere economico generale, per tutti i lavoratori; infatti, se al progresso tecnologico non segue un'equa ripartizione delle ricchezze, la tecnologia finisce col procurare vantaggi solo ai ceti possidenti, portando col tempo alla rovina tutti gli altri. E' sintomatico, in tal senso, che le crociate vengano fatte proprio nel momento in cui l'Europa rurale aveva conosciuto le innovazioni tecnologiche più significative. Fu ad es. sufficiente la carestia del 1144-47 per far scatenare alcuni esodi di massa.
La stragrande maggioranza dei coloni nord-europei proveniva da Sassonia, Franconia, Renania, Turingia, Olanda e Fiandre (quest'ultime due le più fittamente popolate di tutta Europa), ma anche dalla Danimarca e dai paesi scandinavi, per non parlare di quelle formazioni militari trasversali quali furono gli ordini monastico-cavallereschi. Se consideriamo che inglesi, francesi e italiani parteciparono in maniera massiccia anche alle crociate anti-islamiche in oriente, e che spagnoli e portoghesi erano impegnati con medesime crociate all'interno dei loro rispettivi paesi, si può tranquillamente sostenere che non ci fu popolazione europea che non intraprese guerre di tipo coloniale a partire dalla nascita dell'impero carolingio.
Per quanto riguarda la conquista delle terre slave, gli storici sono spesso costretti a cadere in taluni inevitabili controsensi, proprio in virtù del fatto che tali popolazioni, siano esse di religione pagana o di religione ortodossa, non condussero mai guerre preventive di conquista o di colonizzazione nei confronti dell'occidente europeo. Studiosi e ricercatori infatti da un lato sostengono che il colonialismo arrecò grandi benefici alle popolazioni slave, in quanto insegnò loro nuove metodiche rurali e commerciali; dall'altro però cercano di attenuare al massimo il fatto che l'introduzione di tali metodiche fu accompagnato da una sistematica distruzione di culture autoctone e da assoggettamenti durissimi di popolazioni "straniere".
Nelle terre colonizzate gli europei riprodussero le stesse forme di rapporti di potere politico e di proprietà economica che vivevano nelle loro terre d'origine (la cosiddetta "madrepatria"), per cui, in definitiva, di tutto il progresso tecnologico esportato solo loro stessi ebbero modo di beneficiarne al massimo, e non certo le popolazioni slave sottomesse.
Questo poi senza considerare che oggi uno storico dovrebbe mettere in discussione non solo lo sfruttamento della manodopera altrui, ma, in virtù di una certa coscienza ambientale, anche lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. L'uso di metodiche invasive nei confronti della natura porta questa a impoverirsi, inesorabilmente, cioè a trasformarsi in qualcosa di artificioso, che col tempo si rivela poco produttivo, anzi soggetto a desertificazione.
La crociata è dunque l'antesignana, a sfondo più che altro religioso, del moderno colonialismo europeo, che si è imposto sulla scena mondiale in nome di una presunta superiorità politica (i concetti di "stato", "democrazia", "burocrazia" ecc.), economica (i concetti di "profitto", "interesse", "mercato" ecc.) e culturale (i concetti di "teologia", "scienza", "tecnologia" ecc.).
Il termine "crociata" cominciò a entrare in disuso, nel linguaggio europeo, quando gli illuministi francesi lo vollero applicare solo alle conquiste compiute in nome di un'ideale religioso: in tal modo essi potevano evitare di considerare "crociate" le spedizioni colonialistiche della borghesia nei paesi di quello che oggi viene chiamato "terzo mondo".
Nei manuali scolastici di storia non appaiono le cosiddette "crociate baltiche", che pur durarono dai tempi dei Merovingi-Carolingi sino al XVI secolo, perché è quasi impossibile trovare una giustificazione ideologica ai massacri compiuti dai franchi e dai sassoni convertiti al cattolicesimo latino.
Infatti, proprio mentre si svolgevano queste carneficine a carico degli slavi pagani, la chiesa romana decideva di appoggiare senza riserve i franchi, al punto che nell'800 accettò la proposta di Carlo Magno di incoronarlo imperatore del sacro romano impero, violando l'integrità territoriale di tale impero rappresentata dal basileus bizantino.
Come meravigliarsi dunque dell'analogo silenzio che i medesimi manuali riservano alla dura ostilità che i cattolici-romani hanno sempre nutrito nei confronti dei bizantini di religione ortodossa (http://www.homolaicus.com/religioni/ortodossia/ortodossia.htm)? Ancora oggi quest'ultimi vengono definiti col termine di "scismatici", mentre nella realtà fu la chiesa romana che, proprio con quella incoronazione e con l'inserimento del Filioque (http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/filioque/filioque.htm ) nel Credo (la madre di tutte le eresie latine), aveva posto le basi per la separazione del 1054, che, come noto, riguardò molti altri aspetti della tradizione (dall'uso del pane azzimo nell'eucaristia alla questione del "primato petrino" fino al diverso modo di amministrare i sacramenti). (Per uno studio della storia della chiesa medievale: http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/sintesi_medioevo/chiesa_medievale. htm)
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(http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/baltici/16.htm)
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| | | buenaventura Langue pendue
Nombre de messages : 2539 Date d'inscription : 17/02/2005
| Sujet: ... Jeu 3 Nov - 17:24 | |
| MAPPE
http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/baltici/mappe.htm
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(http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/baltici/mappe.htm)
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FONTI
Testi
*
E. Christiansen, Le crociate del Nord. Il Baltico e la frontiera cattolica (1100-1525), ed. Il Mulino, Bologna 1983 *
G. Bautdinov, La chiesa cattolica romana e la Russia, ed. Teti, Milano.
*
F. Conte, Gli slavi. Le civiltà dell'Europa centrale e orientale, ed. Einaudi. *
Runcimann, Storia delle Crociate, ed. Einaudi *
F. Cardini, Studi sulla storia e sull'idea di crociata, ed. Jouvence
*
G. Tate, Le crociate. Cronache dall'Oriente, ed. Electa / Gallimard
*
Le crociate. L'oriente e l'occidente da Urbano II a San Luigi (1096-1270), Catalogo Electa, Roma 1997 *
S. Gasparri, Una frontiera medievale. Tedeschi, slavi ed ebrei nell'Europa orientale, in "Storia e dossier", n. 81/1994 *
H. Samsonowicz, I cavalieri teutonici, in "Storia e dossier", n. 3/1987
*
H. Bogdan, Cavalieri Teutonici, Ed. Piemme, 1998 *
R. Barber, Il mondo della cavalleria. Storia della cavalleria dalle origini al secolo XVI, ed. SugarCo, Milano1986 *
U. Gasser, L'Ordine Teutonico (opuscolo pubblicato in occasione del 8° centenario della nascita dell'Ordine), Bolzano, Priorato del Sudtirolo, 1991
*
J. Lehmann, I Crociati, ed. Garzanti
*
L. Gatto, Le Crociate, ed. Mondadori
*
F. Cuomo, Storia ed epopea della cavalleria, ed. Mondadori; Gli ordini cavallereschi, ed. Newton Compton
*
"Il vero oltre il mito", speciale Crociate da "Medioevo", di F. Cardini
Siti
*
Crociate medievali verso l'Oriente islamico (http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/crociate/crociate.htm)
*
Crociate moderne al tempo della conquista dell'America (http://www.homolaicus.com/storia/moderna/colombo/)
*
La riscoperta dell'aristotelismo e l'idea di crociata (http://www.homolaicus.com/teoria/filosofia_medievale/neoaristotelismo.htm)
*
MondiMedievali (http://www.mondimedievali.net/Medioevorusso/crociati.htm)
*
Su Mindaugas (http://www.mondimedievali.net/Medioevorusso/mindaugas.htm)
*
Ordini cavallereschi (http://www.stupormundi.it/ordinicavallereschi.htm)
*
L'Ordine Teutonico e le crociate del Nord (http://www.civitaschristiana.it/aotelcdn.htm))
*
I cavalieri teutonici (http://www.stupormundi.it/Teutonici1.html)
*
Ordini monastico-militari (http://www.compaquila.com/web/ordcav.hrml)
*
Medievale (http://www.medievale.it/new_site/default.asp)
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Ortodossia russa (http://www.ortodossia-russa.net/)
*
Contro la leggenda nera (http://www.kattoliko.it/leggendanera/crociate.htm)
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Perché le crociate? (http://utenti.lycos.it/armeria/crociate00.html)
*
Mitologia slava (http://www.bifrost.it/Miti/Slavi.html)
*
Mitologia germanica (http://www.bifrost.it/Miti/Germani.html)
*
Mitologia ugrofinnica (http://www.bifrost.it/Miti/Finni.html)
Download
*
Storia della Chiesa (pdf-zip)
*
Ordini cavallereschi (pdf-zip)
*
Storia della Polonia (rtf-zip) *
Storia dell'Ucraina (pdf-zip) *
Storia della Slovacchia (pdf-zip)
*
Bibliografia per la storia medievale (pdf-zip)
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(http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/baltici/fonti.htm) | |
| | | buenaventura Langue pendue
Nombre de messages : 2539 Date d'inscription : 17/02/2005
| Sujet: .. Jeu 3 Nov - 17:43 | |
| Bilancio delle crociate
1) Il risultato di maggior rilievo fu la conquista delle vie commerciali mediterranee, che prima erano controllate da Bisanzio e dai paesi arabi, i quali entrarono in una profonda decadenza economica.
2) Le città dell'Italia settentrionale (Venezia, Genova e Pisa) assunsero un ruolo dominante nel commercio con l'Oriente.
3) Si introdussero in Europa occidentale nuove industrie e manifatture (seta, vetri, specchi...) e nuove colture agricole (riso, limoni, canna da zucchero...). Compaiono i mulini a vento, sul tipo di quelli siriani.
4) La classe dei feudatari vede aggravarsi la propria crisi, sia perché ha impiegato molte risorse ottenendo scarsi vantaggi, sia perché si è rafforzata una nuova classe, la borghesia, ad essa ostile.
5) Le classi popolari, sacrificatesi senza ottenere alcuna contropartita, si orienteranno verso forme di protesta socio-religiosa (le eresie), ispirate all'uguaglianza evangelica.
6) I crociati distrussero le ultime tracce di fratellanza tra cattolici e ortodossi; saccheggiando Costantinopoli, aprirono le porte agli invasori turchi. La mobilitazione ideologica nella guerra santa segnò il trionfo dello spirito d'intolleranza e di fanatismo. La chiesa infatti accentuerà sempre più i fattori autoritari e dogmatici, legati al suo ruolo di guida suprema della cristianità europea.
Pagina concessa gratuitamente da Enrico Galavotti galarico@inwind.it per maggiori approfondimenti... http://www.homolaicus.com/storia/storia.htm
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LE CROCIATE "sante" o "affaristiche"?
Il nome "crociata" fu adottato principalmente per le spedizioni fatte in Oriente tra il XII e il XIII secolo. Prima per la difesa, poi per la conquista, infine per la riconquista della Terrasanta quando ritornò un'altra volta sotto il dominio dei turchi.
Erano ostilità mosse dall'idea di fare una "GUERRA SANTA", così fu chiamata da Papa Urbano II nel 1095 sollecitandola ai fedeli, con finalità etico-religiose.
"Crociata" e "guerra santa" furono poi presenti nella sensibilità occidentale oltre la fine del Medioevo, sino a indicare in età contemporanea ogni campagna propagandistica esasperata; e come fatto d'armi normalmente segue ed è una spedizione militare punitiva.
Nell'intervento dell'America nell'ultima guerra mondiale, Eisenhower, scrisse le sue memorie titolandole "La Crociata in Europa". E ultimamente, l'ultimo presidente americano Bush, l'intervento in Irak l'ha chiamato "Crociata contro gli stati canaglia". Forse entrambi non conoscono il significato del termine, e finiscono per fare della gaffes.
Quelle che ora elenchiamo, sono appunto questo tipo di conflitti proclamati dalla Chiesa contro i nemici della cristianità in Terrasanta. Erano guerre mosse "contro degli infedeli", non accettando la Chiesa Cattolica in altre religioni rivelate, pur monoteistiche (giudaismo, islamismo) un altro Dio, e come Messia riaffermava essere unico il figlio, Gesù Cristo.
Le tre culture, le tre confessioni si ponevano da alcuni secoli, come esclusive portatrici di verità assolute ed erano perciò inconciliabili all'interno delle tre religioni. Nei numerosi contatti avuti, o negli scambi di altro genere non era possibile evitare le violenti opposizioni, in ogni contrasto -spesso pretestualmente- riemergevano queste divisioni religiose (e non sono ancora oggi immuni alcuni contrasti con (vere o... supposte - quindi pretestuose) connotazioni religiose, dette fondamentalistiche). Viste dalla parte del fedele cristiano erano granitiche le sue tesi dogmatiche, anche se erano altrettanto discutibili dai discepoli delle altre due religioni. Dunque le iniziative e le finalità etico-religiose delle animosità predicate dai preti, monaci e nobili cristiani, per promuovere e guidare queste crociate, dall'Europa si misero in moto verso Oriente con l'acceso fervore religioso, anche se dietro esistevano delle motivazioni politiche molto complesse.
C'erano dunque delle motivazioni religiose, ma rovesciando l'angolo di visuale, senza pregiudizi, la crociata era insomma una vicenda della politica internazionale. Le motivazioni stavano nella vitalità e nella volontà di conquista degli Europei. L'Europa affondata ancora nel basso Medioevo, era un continente rozzo, incolto, esuberante e vitale, ma tecnicamente arretrato. La "civiltà" e la potenza non erano più da alcuni secoli nell'Europa cristiana, ma nel Mediterraneo e in Asia Minore. L'Europa era fatta di ducati, di principati, di piccoli regni ("cortili", "pieve", "baronie") mentre in Oriente, turchi selgiuchidi e persiani stavano costituendo grandi stati e dei grandi imperi. L'Europa, con le crociate, si "sveglia", esce impetuosamente dalle sue frontiere e parte alla conquista di "regni terreni" più che "del cielo".
Infatti le crociate stimolarono il commercio con i territori arabi, portarono profonde modificazioni nell'organizzazione politico-economica dell'Europa; fu stravolto l'impero Bizantino; favorirono l'espansione dei commerci delle Repubbliche marinare, e in prima fila come prima donna, quella di Venezia.
Alcuni storici hanno scritto che è stata la prima manifestazione di forza sulla scena mondiale del continente Europa, che sarà da allora la protagonista del mondo fino al 1918, quando nell'incapacità gli stati di mettersi d'accordo in "beghe da cortile", crollarono tre imperi, e le vecchie nazioni ne uscirono tutte sconfitte, compresi i vincitori, in quanto la "prima nuova crociata" che provocò anche la "seconda crociata" se non causò direttamente - uno spostamento della potenza internazionale dall'Europa all'America da un lato, alla Russia sovietica dall'altro, per rimanere da quel momento in poi -fin dalla "prima crociata"- i padroni assoluti dell' Europa, e nella "seconda" anche se alleati, dopo la "guerra fredda" domineranno solo più gli Stati Uniti. Compimento di un progetto di dominio politico-economico, oltre che culturale, che sprofonderà uomini e nazioni nella melanconia; a vivere le nostalgie di glorie perdute (nella Prima l'Austria, nella Seconda la Francia e la stessa Inghilterra; tutte uscite ridimensionate nella dualistica egemonia di un tempo che fu) Saranno del tutto inutili le campagne contro l'americanizzazione del vecchio continente per difendere la propria identità; pur suscitando questo desiderio angosce contrastanti e reazioni paranoiche di alcune elite politiche e culturali. Ma per motivi generazionali, le nuove leve non si sentiranno affatto minacciate dall'imperialismo americano, per loro è una questione che non ha senso, la nuova civiltà è ormai definita, ed è "quella"! Anche perché "quella" ha la "forza". Perfino nella rivolta d'Ungheria, i giovani ungheresi portarono in trionfo come simbolo "la Coca Cola"! Così a Pechino gli studenti a piazza Tien A-men; e così a Mosca quando un ex capo dell'Urss reclamizzò sotto il Cremlino, la pizza Mac Donald.
Eisenhower, non a caso, pubblicando le sue memorie sulla Seconda guerra mondiale, intitolò il libro Crociata in Europa ! (da notare, fatta da ex europei nei loro luoghi d'origene).
Non solo quindi nelle crociate cristiane, dietro i valori di fede si nascondevano ben altri progetti. Del resto questa volontà di conquista mercenaria è dimostrata da una circostanze che è molto simile a quelle appena ricordate. I crociati cristiani d'occidente non esitarono a scontrarsi e a scannare i cristiani d'Oriente. La fede andò a farsi "benedire".
Nella IV, quella del massacro di Costantinopoli del 1204, i crociati si allearono perfino con gli stessi Turchi. Cioè: i cristiani non esitarono ad allearsi con la parte più radicale dell'Islam - con i "diavoli" Sciti - per meglio sconfiggere i "diavoli" Sunniti. (Stessa cosa nella 2nda Guerra M., nel conflitto per la posta in gioco, fu messa da parte l'ideologia, e l'America liberista si alleò con i comunisti bolscevichi; con gli anticapitalisti, cioè "con i diavoli" come li chiamava Churchill!)
Le crociate si giustificarono ogni volta con argomenti ideali e si diedero patenti di nobiltà a chi partecipava a quelle che erano delle vere e proprie imprese politico-economiche-militari. Insomma una realtà ben diversa dagli epici avvenimenti che misero le radici nell'immaginazione collettiva; con le prediche o le storie nel lessico quotidiano.
Infatti, le esigenze organizzative delle crociate, sul piano militare, su quello dei trasporti, degli approvvigionamenti e su quello finanziario, comportarono l'entrata in gioco di disparati interessi che si tradussero poi in aspirazioni al dominio politico e al controllo economico delle terre mediorientali, dei commerci levantini e dell'impero bizantino.
Col termine "crociate", s¹intendono quindi le spedizioni religiose, militari e coloniali dei feudatari europei occidentali nei paesi del Mediterraneo orientale, presentate come iniziative essenzialmente religiose ("liberare i Luoghi santi" , "convertire i popoli senza fede" ecc.), iniziarono alla fine dell¹XI sec. e proseguirono sino alla fine del XIII sec. E spesso certe "crociate" si svolsero anche all'interno della stessa Europa, come nel 1497 quando in Spagna fu istituita l'Inquisizione, per cacciar via i moriscos musulmani e gli ebrei.
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(http://www.cronologia.it/mondo17.htm)
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| | | buenaventura Langue pendue
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| Sujet: .. Jeu 3 Nov - 18:13 | |
| ANNO 1187
BATTAGLIA DI HATTING - GERUSALEMME
1187: Gli Occidentali espulsi da Gerusalemme Nel 1099 i Crociati avevano liberato i Luoghi Santi Nel 1187 un generale siriano, di origine curda, dominatore di Siria e di Egitto, attaccò con un imponente esercito il Regno di Gerusalemme. Tra la fine di giugno e l'inizio di luglio si compì ad Hattin la disfatta dell'esercito cristiano. Tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre la città di Gerusalemme venne riconquistata dai musulmani. Tutti gli Occidentali furono espulsi. Mentre la colonna di italiani, francesi, tedeschi, inglesi usciva dalla Porta di Giaffa, un'altra colonna si apprestava ad entrare: quella degli ebrei invitati dai musulmani a rientrare in al-Quds. Saladino venne acclamato dal popolo di Israele come il nuovo Ciro.
Località: Palestina - Regno di Gerusalemme
Epoca: Luglio - Ottobre 1187 d.C.
La battaglia di Hattin
Sabato 4 luglio 1187 ad Hattin, nei pressi del lago di Tiberiade, Saladino sultano di Egitto e di Siria, sconfisse Guido di Lusignano, re di Gerusalemme.
Non si trattò di una semplice sconfitta, ma della disfatta completa dell'esercito cristiano. Re Guido aveva impiegato nella battaglia tutte le risorse militari a sua disposizione. Chi non venne ucciso nella battaglia venne fatto prigioniero. Pochissimi furono coloro che riuscirono a portarsi in salvo.
Questo il ricordo della battaglia di Imad ad-Din (1125-1201), segretario di Saladino.
"Io passai accanto a loro, e trovai le membra dei caduti gettate ignude sul campo di battaglia, disperse in pezzi sul luogo dello scontro, dilacerate e disarticolate, coi capi spaccati, i colli troncati, i lombi spezzati, le cervici triturate, i piedi in pezzi, i nasi mutilati, le estremità strappate, le membra smembrate, le parti tagliuzzate, gli occhi cavati, i ventri sventrati, le chiome tinte di sangue, i precordi tagliati, le dita affettate, i toraci spaccati, le costole schiacciate, le articolazioni dislocate, i petti frantumati, le gole spezzate, i corpi tagliati a metà, le braccia maciullate, le labbra contratte, le fronti sfondate, i ciuffi invermigliati, i pettorali insanguinati, le costole trapassate, i cubiti slogati, le ossa rotte, i veli strappati, i volti spenti, i danni patenti, le epidermidi scorticate, i pezzetti decimati, i capelli sciolti, i dorsi sbucciati, il corpo disfatto, i denti spezzati, il sangue sparso, l'ultimo fiato di vita sopraffatto, le cervici cadenti, le giunture mollate, le pupille liquefatte, i colli pendenti, i fegati sbriciolati, le cosce recise, le teste fracassate, i petti scorticati, gli spiriti involati, i fantasimi frantumati: come pietre fra pietre, esempio per chi sa vedere".
Imad ad-Din, citato in Storici arabi delle crociate (a cura di F. Gabrieli), p. 134
A difendere le città, le piazzeforti e i porti della Terrasanta, da Tiro a Gaza, da Gerusalemme ad Aqaba, rimasero alcune decine di cavalieri e i circa 3000 fanti dell'avanguardia di Raimondo di Tripoli. Si concentrarono a Tiro dove, oltre al conte, arrivarono anche Baliano di Ibelin e Rinaldo di Sidone.
Saladino decise la sorte dei cristiani catturati:
- la schiavitù per i fanti; verranno venduti al miglior offerente sul mercato di Damasco; il prezzo degli schiavi crollò; si poteva comprare una persona per tre dinari ed una intera famiglia (padre, madre, tre figli e due figlie) per diciotto dinari; il dinaro, dal latino denarius, era una moneta d'oro da 4,25 gr., il peso del solido bizantino; il dirham, dal greco dracma, era una moneta d'argento da 2,92 gr.
- la prigionia per il re, i dignitari ed i cavalieri laici; potranno essere riscattati dietro il pagamento di un compenso adeguato all'importanza del prigioniero;
- la morte per Reginaldo di Châtillon, reo di aver osato avventurarsi nel Mar Rosso e di essere arrivato sulle coste della penisola arabica fino a circa 100 chilometri da Medina, città sacra per gli islamici; Reginaldo verrà colpito personalmente da Saladino e finito da una delle guardie;
- la morte per i cavalieri-monaci dell'Ordine del Tempio e dell'Ordine degli Ospitalieri; i più fanatici nella fede islamica si contenderanno la soddisfazione di poter uccidere di propria mano un cavaliere-monaco.
"Al mattino del lunedì diciassette rabì secondo, due giorni dopo la vittoria, il sultano fece cercare dei prigionieri Templari e Ospitalieri, e disse: 'Purificherò la terra di queste due razze impure' ... Egli ordinò fossero decapitati, preferendo ucciderli al farli schiavi ... Quante infermità curò col rendere infermo un Templare ... quante miscredenze uccise per dar vita all'Islam, e politeismi distrusse per edificare il monoteismo".
Imad ad-Din, citato in Storici arabi delle crociate (a cura di F. Gabrieli) p. 137
La strategia di Saladino
Dopo la vittoria di Hattin Saladino aveva due possibilità:
- dirigersi verso la costa per impedire l'arrivo di rinforzi ai cristiani; questa opzione sarebbe stata la più adeguata sul piano militare;
- dirigersi verso Gerusalemme per soddisfare le esigenze religiose islamiche; questa opzione era sicuramente attraente sul piano personale.
Saladino scelse una via di mezzo e i cristiani rimasero in Terrasanta per altri cento anni, anche se confinati nella zona costiera.
Resa di Tiberiade
Domenica 5 luglio Saladino si diresse verso Tiberiade. Eschiva, la moglie di Raimondo, conte di Tripoli, che fino ad allora aveva resistito nella cittadella, si arrese a condizione di aver salva la vita e di poter raggiungere il marito. Saladino, che aveva fretta di raggiungere la costa, accettò.
Resa di Acri
Martedì 7 luglio Saladino marciò su Acri. L'8 luglio il cittadino Pierre Brice offrì la resa a condizione che venissero garantiti la vita e i beni degli abitanti. Il 10 luglio Saladino entrò in Acri.
I mercanti cristiani fuggirono dalla città. I musulmani si impadronirono di tutti i magazzini pieni di ricche mercanzie. Della spartizione del bottino si occupò al-Afdal, il figlio di Saladino. La grande fabbrica di zucchero fu saccheggiata da Taki ed-Din.
Gli emiri conquistano le città
Saladino inviò i suoi emiri a conquistare le diverse città del Regno di Gerusalemme. Muzaffer al-Din Keukburi prese Nazareth, Saffuriya, La Fève, Daburya, Tabor e Zar'in. Husam al-Din Muhammad prese Sebastiya e Nablus. Badr al-din Dildirim prese Haifa, Arsuf e Cesarea.
Conquista di Giaffa
Un esercito egiziano, alla cui guida era al-Adil, fratello di Saladino, venne inviato a risalire la costa da sud. Venne posto l'assedio a Giaffa, che cadde dopo una eroica difesa. Tutti gli abitanti, uomini, donne e bambini, furono ridotti in schiavitù e venduti sul mercato di Aleppo.
Tiro resiste
Il 14 luglio a Tiro era arrivato dall'Europa il marchese Corrado di Monferrato con alcuni rinforzi. Corrado era fratello di Guglielmo dalla "lunga spada", primo marito di Sibilla, sorella del defunto re Baldovino IV.
Corrado, non sapendo nulla di Hattin, aveva tentato di sbarcare ad Acri, già in mano ai musulmani. Era riuscito a riprendere il mare con le sue navi e si era diretto verso il porto di Tiro. L'arrivo dei crociati diede nuovo impulso alla difesa della città.
Il 17 luglio Saladino salpò da Acri diretto a Tibnin, assediata dal nipote Taqi al-Din. Saladino conquistò la città e poi si diresse verso Tiro, difesa da Rinaldo di Sidone e da Corrado.
Saladino portò davanti alle mura di Tiro Guglielmo di Monferrato, padre di Corrado, e minacciò di farne uno scudo umano se la città non si fosse arresa.
Corrado rispose che il padre aveva già vissuto abbastanza e che sicuramente non avrebbe approvato la resa. Poi scese dalle mura. Il colloquio con Saladino era terminato.
Resa di Sidone e Beirut
Dopo questi eventi Saladino rinunciò all'assedio di Tiro e si diresse su Sidone che il 29 luglio si arrese senza tentare alcuna resistenza. Beirut si arrese, dopo breve resistenza, il 6 agosto.
Conquista di Ascalona
Il 23 agosto Saladino si presentò davanti ad Ascalona, accompagnato da due illustri prigionieri: il re Guido di Lusignano e Gerardo di Ridefort, Gran Maestro dei Templari. I due invitarono la città alla resa, in cambio della loro libertà. I cittadini risposero con bordate di insulti.
Il 4 settembre la disperata difesa cessò. Ai cittadini venne concessa salva la vita. Il 5 settembre furono deportati ad Alessandria in attesa del loro rimpatrio in territorio cristiano.
Resa di Gaza
Davanti a Gaza si ripeté la triste scena della richiesta di Gerardo di Ridefort di consegnare la città senza combattere. La guarnigione era costituita da cavalieri Templari che non potevano che obbedire al loro Gran Maestro. Un emiro di Saladino entrò in città.
Baliano d'Ibelin
Dopo aver conquistato in due mesi quasi tutta la costa, con la notevole eccezione di Tiro, Saladino decise di rivolgersi verso Gerusalemme.
In città era arrivato, da Tiro, Baliano di Ibelin, che aveva avuto il comando della retroguardia ad Hattin. Baliano aveva avuto da Saladino il permesso di portare via da Gerusalemme la propria moglie Maria Comnena, della famiglia imperiale bizantina dei Comneni, vedova del re Amalrico.
I cittadini lo pregarono di organizzare la difesa di Gerusalemme. Saladino consentì alla richiesta di Baliano di rimanere e fornì un salvacondotto per Maria Comnena e per i suoi figli. | |
| | | buenaventura Langue pendue
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| Sujet: .. Jeu 3 Nov - 18:13 | |
| I giovani cavalieri
A Gerusalemme non erano rimasti che due cavalieri sfuggiti alla strage di Hattin. Baliano concesse il titolo a tutti i ragazzi nobili al di sopra di 15 anni e promosse anche 40 borghesi al rango di cavaliere. Ovviamente avere il titolo non equivaleva ad avere anni di addestramento ed esperienza. Con questi soldati non si poteva difendere la città.
I nemici interni
Baliano, non solo non aveva truppe adeguate alla difesa, ma aveva anche nemici interni. Infatti i cristiani ortodossi di origine greca, chiamati Melchiti, non tolleravano la loro dipendenza dalla chiesa di Roma e avrebbero visto con soddisfazione l'arrivo di Saladino, che avrebbe consentito loro di tornare a dipendere da Costantinopoli. Nello stesso stato d'animo erano i cristiani armeni e siriani. Baliano non poteva aspettarsi nessun aiuto da parte di questi gruppi di cristiani ostili a Roma e all'Occidente.
I difensori
All'epoca Gerusalemme aveva circa 60.000 abitanti compresi donne e bambini. Forse 20.000 avrebbero potuto combattere, ma solo 6.000 potevano essere considerati combattenti effettivi.
Baliano si ritrovò con pochi cavalieri inesperti e con qualche migliaio di soldati.
In vista dell'assedio vennero accumulati viveri dalla regione circostante.
L'oro e l'argento delle volte delle chiese di Gerusalemme venne fuso per battere moneta da destinare alle truppe, che erano prevalentemente indigene.
L'assedio di Gerusalemme
A metà settembre arrivarono le avanguardie dei musulmani. Il 20 arrivò Saladino e si accampò tra la Torre di Tancredi e la Torre di David.
L'assalto venne portato contro le mura occidentali. Per cinque giorni gli islamici non riuscirono a far valere il loro numero preponderante. I difensori avevano anche effettuato una vittoriosa sortita contro una colonna musulmana sulla strada tra Ramla e Gerusalemme.
I cristiani non latini
Saladino fece pervenire proposte ai cristiani ortodossi, siriani e giacobiti. Dichiarò apertamente che la sua guerra santa era rivolta solo contro i latini. Perchè loro dovevano continuare a combattere per la chiesa latina?
Saladino cambia tattica
Dopo una settimana di inutili assalti Saladino cambiò tattica. Spostò l'esercito di fronte alle mura settentrionali, dalla posterla di San Lazzaro, adiacente al lebbrosario, alla porta di Santo Stefano e alla posterla di Santa Maria Maddalena, fino alla porta di Giosafat.
Saladino aveva capito che doveva attaccare esattamente dove erano passati i Crociati nel 1099, ossia tra la posterla di Santa Maddalena e il barbacane. Il posto era segnalato da una imponente croce a ricordo dell'avvenimento.
Il bombardamento
Il 26 settembre i musulmani occuparono il Monte degli Olivi. Quaranta mangani cominciarono a rovesciare pietre e fuoco greco sulla città.
La breccia
Genieri e sterratori di Aleppo e Khorasan si misero all'opera per scavare cunicoli sotto le mura portanti. Per impedire una sortita cristiana che bloccasse il lavoro dei genieri Saladino aveva schierato 10.000 cavalieri di fronte alla porta di Santo Stefano.
Venne scavata una galleria di una trentina di metri sotto il barbacane. La galleria era sostenuta da pali. Quando venne dato fuoco ai pali l'angolo nord-orientale delle mura crollò insieme con la grande croce commemorativa.
La trattativa
La breccia era difficilmente difendibile. Se i musulmani fossero entrati combattendo in città ci sarebbe stato un massacro. Baliano decise di trattare la resa. Si recò da Saladino accampato nella valle del torrente Cedron.
Saladino rifiutò per due volte di riceverlo. La terza volta comunicò che avrebbe preso la città con la forza e avrebbe fatto un massacro.
Mentre procedeva la discussione, sulle mura nord-orientali comparve la bandiera musulmana. Saladino disse sprezzante "Perché mi offri una città che è già nelle mie mani?". Ma in quel momento i cristiani contrattaccarono e lo stendardo di Saladino venne precipitato dalle mura. Le trattative vennero interrotte e rinviate al giorno seguente.
Nel campo di Saladino
La posizione di Saladino era rigida. Aveva giurato di mettere a ferro e fuoco la città.
Ma i suoi emiri non la pensavano allo stesso modo. L'esercito di Saladino aveva costi elevatissimi. Ad Acri Saladino aveva distribuito le ricchezze della città ad amici e sostenitori. Gli emiri non avevano potuto beneficiare del bottino. La cosa non doveva ripetersi.
Se Gerusalemme fosse stata conquistata con la forza, si sarebbe combattuto nelle strade e nelle case, distruggendo beni di grande valore. Il saccheggio dei soldati avrebbe comportato gravi perdite economiche.
Nella città cristiana
A Gerusalemme, nella notte, si moltiplicarono le scene di devozione religiosa. Vennero fatte processioni lungo le mura portando le sacre reliquie. Si vedevano a poca distanza gli innumerevoli fuochi dei bivacchi dei musulmani.
Ripresa della trattativa
Al mattino Saladino accolse immediatamente Baliano. Il difensore di Gerusalemme disse che se non si fosse giunti ad una resa onorevole avrebbe ordinato di combattere fino alla morte e di distruggere la città prima che i musulmani potessero entrarvi.
Lo storico arabo Ibn al-Athir (1160-1233), testimone oculare delle imprese di Saladino, riporta il discorso di Baliano:
"Sappi, o Sultano, che noi siamo in questa città in gran numero, che Dio solo conosce: tutti sono ora tiepidi a combattere per la speranza di aver salva la vita, credendo di ottenerla da te così come ad altri l'hai concessa: e ciò per ripugnanza alla morte e amore della vita. Ma se vedremo inevitabile la morte, in nome di Dio, noi uccideremo i nostri figli e le nostre donne, e bruceremo le nostre ricchezze, di cui non vi lasceremo far bottino d'un solo dinaro né d'una dracma, né catturare e far schiavo un uomo né una donna sola. Poi ridurremo in rovina il Santuario della Roccia e la Moschea al-Aqsa e gli altri luoghi sacri, ammazzeremo i prigionieri musulmani che abbiamo, e sono cinquemila, non lasceremo una cavalcatura e un animale presso di noi senza ucciderlo, e poi usciremo tutti contro di voi a combattervi, come chi si batte per la vita, quando l'uomo prima di cadere ucciso uccide i suoi simili; e morremo con onore, o nobilmente vinceremo!".
Ibn al-Athir, Kamil at-tawarikh, vol I, p. 700 e ss.
Saladino comprese e iniziò a trattare con Baliano.
L'accordo
Dopo lunghe trattative, venne raggiunto il seguente accordo:
- i cristiani non sarebbero stati ammazzati;
- la città doveva essere abbandonata dai cristiani;
- i cristiani sarebbero stati dichiarati schiavi, ma avrebbero potuto riscattarsi al prezzo di dieci dinari per gli uomini, cinque per le donne e due per i bambini; da notare che una ventina di dinari a famiglia era il reddito di uno o due anni; | |
| | | buenaventura Langue pendue
Nombre de messages : 2539 Date d'inscription : 17/02/2005
| Sujet: ... Jeu 3 Nov - 18:14 | |
| - per 7.000 nullatenenti venne fatto uno sconto e il prezzo venne fissato a 30.000 dinari;
- i termini di pagamento vennero fissati a quaranta giorni;
- chi pagava poteva uscire dalla città e ottenava un salvacondotto;
- chi si fosse trovato in città oltre i 40 giorni stabiliti sarebbe stato ridotto in stato di schiavitù;
- i cristiani potevano portare via i beni mobili, anche se venivano incoraggiati a venderli ai musulmani (a quale prezzo si può immaginare) per ottenere i soldi per il riscatto.
Ovviamente i cristiani greco-ortodossi e i siriani giacobiti potevano rimanere e acquistare i beni dei latini. A loro verrà imposta la tassa che i musulmani imponevano di pagare ai non-musulmani.
In seguito Saladino avrebbe fatto venire a Gerusalemme anche gli ebrei, che avrebbero finito per acquistare gli ultimi beni dei latini e le loro imprese commerciali.
Esazione del riscatto
Molti furono gli interessi privati a danno dello stato musulmano. Scrive Ibn al-Athir:
"Saladino stabilì ad ogni porta della città un emiro fiduciario per riscuotere dalla popolazione la somma di riscatto loro fissata; ma costoro fraudolentemente adempirono all'incarico di fiducia loro affidato e si divisero tra loro il denaro che andò disperso, mentre se fosse stato fedelmente rimesso avrebbe riempito le casse dello stato e ne avrebbero tutti beneficiato.
... Un certo numero di emiri sostenne che alcuni sudditi dei loro feudi risiedevano in Gerusalemme, e loro li mettevano in libertà riscuotendone essi la tassa. Altri emiri vestivano i Franchi in abito di soldati musulmani, li facevano uscire dalla città, e ne riscuotevano loro una tassa da essi stabilita. Altri chiesero in dono a Saladino un certo numero di Franchi, ed egli li donò loro, ed essi ne riscossero la tassa. Insomma alle casse del sultano non pervenne che una piccola somma".
Ibn al-Athir, XI, 361-366, citato in Storici arabi delle Crociate (a cura di F. Gabrieli), p. 141
Il fatto è confermato da Imad ad-Din:
"A ogni porta fu deputato un emiro e un gran capo che doveva fare la conta degli uscenti e degli entranti. Chi di loro pagò uscì e chi non soddisfece il suo debito se ne stette senza scampo in prigione. E se quel denaro fosse stato serbato come si doveva, il pubblico tesoro ne avrebbe avuta amplissima parte. Senonché vi fu piena negligenza e generale imbroglio. E chiunque rifilò una mancia filò via, e i fiduciari deflessero dalla retta via grazie alle mance. Ci fu chi fu calato dalle mura con le corde, e chi fu portato via nascosto tra i bagagli, chi fu travestito e uscì in abito di soldato, e chi fruì di una autorevole intercessione a cui non si può dire di no.
... Il sultano aveva organizzato un certo numero di uffici, ognuno con un certo numero di luogotenenti egiziani e siriani. Chi prendeva una ricevuta del compiuto pagamento da uno di questi uffici se ne andava libero con i rilasciati, esibendo la sua ricevuta ai fiduciari e addetti che erano alle porte. E persona delle cui asserzioni non dubito mi disse di essersi trovata in uno di questi uffici e d'avervi osservato come andavano le cose. Spesso scrivevano una ricevuta a gente il cui denaro era andato in tasca loro, restando oscuro quel loro imbroglio.
... Con tutto ciò il Tesoro incassò quasi centomila dinari".
Imad ad-Din, citato in Storici arabi delle crociate (a cura di F. Gabrieli), p. 157
La partenza
Baliano pagò i 30.000 dinari per 7.000 poveri con i soldi che Enrico II d'Inghilterra aveva affidato all'Ordine degli Ospitalieri e all'Ordine dei Templari.
Rimasero 15.000 poveri, uomini donne e bambini, non in grado di pagare.
Il patriarca Eraclio pagò per il clero cristiano, organizzò un convoglio con tutto l'oro e l'argento delle chiese e uscì dalla città dimenticandosi degli infelici che sarebbero stati condannati alla schiavitù.
La partenza avvenne con tre colonne: una guidata dai Templari, una guidata dagli Ospitalieri ed una da Baliano.
Contingenti di musulmani scortarono le tre colonne per impedire gli attacchi dei beduini.
Una volta che i cristiani erano stati spogliati dei loro beni e non essendo possibile in base all'accordo con Baliano ridurli in schiavitù, i poveretti erano divenuti, per i musulmani, solo scomodi prigionieri di cui occorreva disfarsi velocemente obbligando altri cristiani ad accettarli nelle loro città o riuscendo a farli imbarcare su delle navi cristiane dirette in Occidente.
In viaggio
Coloro che si diressero a nord non ebbero particolare fortuna. Tiro accettò solo coloro che erano in grado di combattere. Un cavaliere rinnegato, Raimondo di Niphim, attaccò i disgraziati e li depredò delle poche cose che erano loro rimaste. Solo chi riuscì a raggiungere Antiochia poté trovare buona accoglienza.
Coloro che si diressero a sud poterono essere trasportati in Europa da navi italiane. Tuttavia i capitani furono costretti dalle autorità egiziane ad accettare i passeggeri senza alcun compenso.
La celebrazione della vittoria
Saladino entrò in Gerusalemme venerdì 2 ottobre, corrispondente al 27 ragiab dell'Anno dell'Egira. Era la festa del viaggio notturno di Maometto a Gerusalemme.
Saladino sfruttò al massimo la conquista di Gerusalemme. Il suo segretario Imad ad-Din scrisse 70 lettere a tutti i sovrani musulmani per comunicare la riconquista della città.
Il 9 ottobre venne tenuta una solenne celebrazione.
Le congratulazioni dei bizantini
L'imperatore bizantino Isacco II Angelo mandò le suo congratulazioni a Saladino per aver liberato Gerusalemme dai latini. Nel 1190 Isacco cercherà inutilmente di fermare l'esercito di Federico Barbarossa che andava alla terza crociata.
La reazione del califfo di Baghdad
Invece di avere elogi per la sua impresa Saladino ricevette una missiva particolarmente dura dal califfo abbaside di Baghdad.
Saladino venne accusato di:
- aver usurpato il titolo di al-Nasir, di cui solo il califfo poteva fregiarsi;
- avere incoraggiato le tribù turcomanne e curde dell'Iraq a mettere in discussione la loro fedeltà al califfo.
Il califfo concludeva:
"Per quanto riguarda le tue manifestazioni di giubilo per la conquista di Gerusalemme non è stata forse opera delle truppe del califfo che agivano sotto le sue bandiere?".
BIBLIOGRAFIA Armstrong K. Gerusalemme Mondadori Bordonove G. La vita quotidiana dei templari nel XII secolo Rizzoli Bordonove G. Le crociate e il regno di Gerusalemme Rusconi Demurger A. Vita e morte dell'ordine dei Templari Garzanti Gabrieli F. (a cura di) Storici arabi delle Crociate Einaudi Gatto L. Le crociate Newton Imad ad-Din, al-Asfahani Conquête de la Syrie e de la Palestine par Saladin Inscriptions et Belles Lettres Maalouf A. Le crociate viste dagli arabi SEI Norwich J. J. Bisanzio Mondadori Ostrogorsky G. Storia dell'Impero Bizantino Einaudi Partner P. I templari Einaudi Read P. P. La vera storia dei Templari Newton Regan G. Il Saladino ECIG Runciman S. Storia delle crociate Einaudi Tyerman C. L'invenzione delle crociate Einaudi
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