LES PAYS DE COCAGNE
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 le crociate medievali

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buenaventura
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buenaventura


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le crociate medievali - Page 2 Empty
MessageSujet: ..   le crociate medievali - Page 2 EmptyJeu 3 Nov - 16:38

Mindaugas ricorrerà frequentemente ai Cavalieri Portaspada perché gli
diano
il loro aiuto materiale contro Galic¹, e nel 1253 ritorna il problema
dell¹incoronazione che finora, per varie ragioni, non si è ancora
fatta,
benché si sia battezzato come richiestogli.

Si racconta che Mindaugas spendesse moltissime delle sue ricchezze
affinché
la sua incoronazione diventasse l¹avvenimento del suo tempo.

Tutti gli orefici e gli artigiani di Riga si affaccendarono attorno
alla sua
corona, affinché creassero un gioiello unico al mondo! Anche a
Novogrudok fu
allestita una grandiosa festa, dove si dice, convenissero nobili e
contadini
da tutte le parti per partecipare agli enormi e sontuosi banchetti
quando
finalmente la sua incoronazione avvenne alla presenza dei messi del
papa
Innocenzo IV. Sia vero oppure no, il Papa benedisse l¹incoronazione.

Il dominio lituano di Mindaugas e Novogrudok diventò, non più una
semplice
città-stato come ce n¹erano tante altre nella regione, ma la capitale
di un
regno cattolico e così, almeno ufficialmente, la posizione e il rango
del
nostro principe rispetto ai vicini polacchi, ungheresi e russi ne uscì
rafforzata.

Quanto agli Ordini dei Cavalieri, sia livone che teutonico, i rapporti
con
lui ora si stabilizzano. Addirittura, sembra che Mindaugas avesse
promesso
(ma poi non mantenne la promessa fatta) per tutto questo ³onore² di
esser
diventato re che avrebbe ceduto parte dei territori della Zhemaitia,
già
sottratti da lui ai suoi cugini, all¹Ordine Livone.

Dobbiamo aggiungere che insolitamente l¹incoronazione di Mindaugas non
avvenne in una chiesa, sebbene il primo impegno materiale che si
richiedeva
al neo-convertito come prova della sincerità dell¹atto compiuto, era
almeno
la costruzione di un tempio consacrato da funzionari latini dove
celebrare
la cerimonia.

E nelle vicinanze di chiese latine non se ne trovanoŠ

E¹ possibile dunque che si sia fatto incoronare in una qualche
costruzione
di legno provvisoria, lontano da Novogrudok, visto che non vi sono
tracce
archeologiche contemporanee di una costruzione di pietra o in mattoni
nell¹area della cittadina?

Neppure durante gli scavi condotti nella cripta della cattedrale
barocca di
Vilnius si sono trovati reperti che si riferiscano a questo
straordinario
evento, benché ci siano le fondamenta di una chiesa primitiva che
risale
proprio a quest¹epoca, quando Vilnius era ancora da fondare. E¹ però
poco
probabile che Mindaugas abbia intrapreso una costruzione da queste
parti,
dove in pratica non abitava ancora nessuno o forse già pensava di
spostare
il baricentro politico qui, un po¹ più a nord, prima di Ghedimino?
Probabilmente lo sapremo quando si faranno ulteriori scavi.

A parte questo mistero, nel 1254, infine, si giunge ad una trattativa
di
pace con Galic¹. La mediazione per questo accordo però non porta
l¹impronta
romanaŠ

In questi anni appare sulla scena il figlio di Mindaugas, Voiscelk (in
lituano Vaisc¹vilkas o Vaiscelgas). Questi era stato mandato a trattare
il
matrimonio fra sua sorella col figlio di Danilo, Sc¹varn, ed il
fratello di
quest¹ultimo, Romano di Galic¹, era andato in ostaggio reale alla corte
di
Novogrudok dove gli era stata affidata parte della provincia come
appannaggio personale.

Quest¹ultima risultò una mossa molto azzardata, sebbene forse senza
scelta,
da parte di Mindaugas che in tutti i modi non lasciò contento Voiscelk
(eventuale successore sul trono di Novogrudok). Questo giovane aveva
sempre
visto la crescita del potere di suo padre e dei suoi domini come la sua
futura e degna eredità e possiamo immaginare come ci rimanesse quando
vide
passare, per disposizione di suo padre, il governo di Novogrudok nelle
mani
di Romano di Galic¹ che da un semplice ostaggio diventava ora pari ad
un
principe lituano.

Voiscelk, sappiamo dalle Cronache, non era uno stinco di santo e, come
dice
la tradizione, ³Šnon era contento ogni giorno se non avesse ucciso uno
o due
uomini!² Così, molto irritato per doversi accontentare di due città
minori
come Volkovysk e Slonim, al posto di Novogrudok, si considerò un
principe
senza dominio e in uno stranissimo slancio di fede decide di ritirarsi
dalla
vita pubblica e farsi monacoŠ ortodosso, nel monastero di Polonin, in
Volynia. Di sicuro è un dispetto verso suo padre e le sue politiche
religiose filopapali ed un segnale al vigile Danilo!

Voiscelk era battezzato nell¹Ortodossia, prima della riconversione di
suo
padre, ed aveva ricevuto il nome di Davide. Ora, ribattezzato come
monaco,
quasi per ricordare chi l¹avesse costretto al clamoroso gesto, si fece
chiamare fra¹ Romano.

Suo padre, però, lo conosceva bene e aveva riso della sua improvvisa
vocazione dicendo che sotto il saio sicuramente nascondeva una spada!
Tuttavia, Voiscelk è fedele al suo abito per ben tre anni finchè,
abbandonato il monastero dei Carpazi di cui abbiamo parlato prima,
decide di
recarsi in eremo al Monte Athos, in Grecia! Purtroppo, a causa di
guerre nei
Balcani, deve tornare in patria e dirigersi verso NovogrudokŠ

Possiamo dire quindi, che il cattolicesimo di Mindaugas aveva fatto
pochissima breccia nella famiglia e che invece l¹ortodossia continuava
a
trionfare, ormai profondamente radicata nell¹animo dei suoi figli.

Danilo stesso, preoccupato di tenere Voiscelk fuori gioco a favore di
suo
figlio Romano, è contento del ritorno solo quando viene a sapere che ha
fondato un monastero, lungo il Nieman vicino a Novogrudok, dedicato a
san
Lorenzo a ricordo del suo avo Rimundas-Lavrasc¹ e alla Vergine Maria e
vi si
è rinchiuso.

Il ritiro di Voiscelk in monastero e il conseguente suo voto al
celibato
perenne aveva messo in forse la continuazione del lignaggio e
Mindaugas, nel
bisogno urgente di trovare una nuova moglie perché gli generasse altri
figli
da porre sul trono dopo la sua morte, compie una grossa soperchieria ai
danni di Daumantas (battezzato nell¹Ortodossia col nome di Timoteo),
principe di Pskov!

Di costui racconteremo più avanti, mentre ora ci interessa informare il
nostro lettore che, per quanto riguarda Tautvilas, sappiamo che era
diventato intoccabile per il suo ruolo nella pace costruita a Galic¹.
Per di
più ritorna come principe a Polozk ed apparentemente appare
riconciliato con
tutti.

Le pedine sembrano essere ferme al loro posto, mentre Mindaugas con le
consulenze dei cattolici ha il tempo, persino, di impegnarsi a
costruire il
suo nuovo stato sul modello dei regni cattolici vicini. La Rus
ortodossa,
infatti, come un modello da imitare, è ormai messa da parte perché
risulta
obsoleta. Inoltre, come re cattolico è libero dal versamento della
decima al
Metropolita ortodosso di Kiev, sebbene ora dovrà cederla per il
mantenimento
della Chiesa Cattolica Romana. Né basta questo. Dovrebbe istituire ed
organizzare una nuova struttura ecclesiastica per il suo regno,
accettare un
vescovo straniero che cercherà di comandare nella sua casa e fra la sua
gente. In breve, Mindaugas si scontra personalmente, non solo con il
problema dei costi di tutte queste operazioni, ma anche col pericolo di
essere degradato da re a servitore del vescovo che gli verrà destinato!

Già prima, nel 1253, da Gniezno, la centrale cattolica della Polonia,
era
stato nominato quale vescovo per la nuova Lituania un certo Vito, un
monaco
domenicano, benedetto dal Papa. Costui, però, non giungerà mai in
Lituania
per qualche ragione mai tramandata, benché possiamo immaginare gli
ostacoli
che Mindaugas pose contro l¹arrivo di questo prelato nella sua terra, e
quindi non si saprà più nulla delle sue attività, salvo che, nel 1255,
Vito
viene destituito motu proprio dal Papa.

Sappiamo poi che i Cavalieri ne mandarono uno in Lituania, ma anche di
questo vescovo ³dei Cavalieri² esistono altrettante pochissime notizieŠ
Anzi! Questo vescovo nel 1259 lo ritroviamo ad operare in Germania
invece
che nella sua sede lituana, fino alla sua morte!

In definitiva, ci accorgiamo che l¹evangelizzazione dei lituani secondo
il
rito latino finché ci fu Mindaugas, fu talmente ostacolata che risultò
un
vero e proprio voluto insuccesso. E tutti i patti stipulati? E gli
obblighi
sottoscritti?

Di certo aveva sempre creduto che il battesimo cattolico fosse solo una
specie di cerimonia obbligata per ottenere, sì!, la corona, ma
soprattutto
la pace con i vicini. Mettere insieme un potere ideologico parallelo
nel suo
regno, che avrebbe sconvolto le sue abitudini di sempre, invece non era
immaginabile!
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buenaventura
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MessageSujet: ...   le crociate medievali - Page 2 EmptyJeu 3 Nov - 17:19

BOEMIA E POLONIA





Nei secoli VI-XI le terre tra l'Elba (Labe) e la Saala erano abitate da
popolazioni antichissime: gli slavi occidentali, facenti parte
dell'unione
tribale serbo-lausica. Più a sud dell'Elba vi erano le unioni tribali
dei
Labi: Liutizi e Obodriti.
Lungo le rive del Baltico abitavano invece le tribù dei Pomerani, i
quali,
insieme a Liutizi e Obodriti vengono denominati "slavi baltici".

Invece lungo il corso superiore dell'Elba e del fiume Morava vivevano
le
tribù ceko-morave e sulle pendici meridionali dei Carpazi le tribù
slovacche.

Nel suddetto periodo storico queste popolazioni vivevano nella fase
clanico-tribale, per cui non conoscevano lo sfruttamento intensivo
della
terra, lo schiavismo, il servaggio ecc. Esse tendevano a trasformarsi
in
Stato feudale proprio nella misura in cui venivano a contatto col
feudalesimo euroccidentale. P.es. verso la metà dell'XI secolo si formò
lo
Stato degli Obodriti, che si mantenne per un secolo e che rappresentò
il
centro della lotta degli slavi polabi contro l'aggressione germanica.


La trasformazione del regime clanico primitivo in feudale era tanto più
veloce quanto più le popolazioni erano state precedentemente a contatto
con
l'oppressione schiavistica romana o avevano avuto rapporti commerciali
coi
romani.

Presso le tribù ceko-morave la decadenza del comunismo primitivo era
già
iniziata nei primi secoli della nostra era. La terra arata era
diventata
proprietà privata del contadino. La trasformazione dei contadini liberi
in
servi della gleba si era praticamente verificata tra il VI e il X
secolo.

La resistenza dei contadini a questo tipo di servaggio determinò la
nascita
dello Stato militarizzato e giudiziario, favorito peraltro dalla
minaccia,
intorno al VI sec., dell'invasione dei nomadi àvari, che si insediarono
in
Pannonia.

La prima grande unione slava anti-àvara fu appunto quella dei
principati
ceko-moravi e pannonici del 623, capeggiata dal condottiero Samo
(623-58),
che non solo riuscì a fermarli, ma fu anche capace di sconfiggere le
truppe
del re franco Dagoberto I (629-39). Lo Stato creato da Samo, morto nel
658,
non riuscì però a sopravvivergli, quando fu scongiurato il pericolo
esterno.

Furono le nuove incursioni franche di Carlo Magno e di Ludovico il
Germanico
che ridiedero la spinta al rafforzamento dell'unità statale di quei
territori slavi.

Il principato di Moravia era un vasto Stato di slavi occidentali e,
nonostante alcuni principi, come Pribina, Rostislao e Svatopluk, si
lasciassero sedurre dalle promesse dei principi tedeschi, esso preferì
stringere alleanze con l'impero bizantino, tanto che nell'874 Ludovico
il
Germanico fu costretto a riconoscere l'indipendenza dello Stato moravo.

Il suo indebolimento cominciò a verificarsi quando alcuni principi
preferirono appoggiarsi alla chiesa latina per poter allargare i propri
confini, acuendo le contraddizioni del servaggio. Alcune tribù si
staccarono
dallo Stato moravo, che così non seppe affrontare l'invasione dei
nomadi
ungari, nel 905-906, che conquistarono soprattutto le terre slovacche.

Dopo questi avvenimenti lo sviluppo storico degli slovacchi si separò
da
quello dei ceki, i quali, costituitisi in Stato autonomo alla fine del
IX
sec., diventarono il baluardo contro l'aggressione germanica e ungara.
Anzi,
fu proprio grazie all'aiuto dell'esercito ceko di Boleslao I che
l'imperatore Ottone I riuscì a sconfiggere gli ungari nel 955.

Lo Stato ceko-boemo si estese progressivamente verso la Moravia e la
Polonia, sicché ad un certo punto si stabilì un confine comune con la
Rus'
di Kiev, che permise notevoli scambi commerciali e culturali.

La Polonia non poté essere conquistata dai boemi perché anche qui si
stava
formando uno Stato slavo feudale di notevoli dimensioni, praticamente
limitato dal Baltico, dall'Oder e dai Carpazi. La proprietà terriera di
tipo
feudale cominciò ad affermarsi e svilupparsi in Polonia intorno ai
secoli
VII-IX.

Come molti altri popoli slavi, anche i polacchi passarono
dall'ordinamento
comunitario primitivo al servaggio, saltando la fase dello schiavismo.
Vi
erano sì schiavi, ma come frutto di guerre vittoriose: l'economia
restava
tribale, e quando si trasformò in feudale, gli schiavi divennero servi
della
gleba, legati alla terra e ai rapporti di dipendenza personale.

Le tribù polacche erano tante: Poloni, Masovi, Vislani, Pomerani,
Lenzani...
e solo verso la metà del IX sec. esse si unirono attorno a due centri
principali: il principato dei Vislani, nella Piccola Polonia, e quello
dei
Poloni, nella Grande Polonia.
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MessageSujet: ..   le crociate medievali - Page 2 EmptyJeu 3 Nov - 17:19

Dopo che il grande principato di Moravia ebbe conquistato le terre dei
Vislani (877), la Grande Polonia diventò il centro della formazione
statale.
E il primo Stato polacco si formò col principe Mieszko I (960-992), il
quale, insieme a molti nobili polacchi, preferì aderire al
cattolicesimo
latino, che inevitabilmente mortificò lo sviluppo autonomo di una
cultura
slava.

Nonostante la Polonia fosse cattolica, la Germania di Ottone I cercò a
più
riprese di conquistarla, ma nel 938 contro i feudatari germanici vi fu
un'insurrezione generale da parte degli slavi polabi, grazie alla
quale,
successivamente, la Polonia riuscì a togliere al ducato di Boemia la
regione
molto ricca intorno a Cracovia, raggiungendo così la sua massima
espansione.

La guerra con la Germania riprese con l'ascesa al trono di Enrico II,
ma
anche questa volta ebbe la meglio la Polonia, il cui principe Boleslao
il
Coraggioso assunse il titolo di re nel 1025.

Queste vittorie contro i tedeschi esaltarono i principi polacchi, che
pensarono di espandersi verso est, a spese dei russi. L'imperatore
germanico
Enrico II ovviamente favorì questa impresa, nella speranza di
distogliere i
polacchi dai confini occidentali.

Inaspettatamente nel 1018 il re Boleslao riuscì a impadronirsi di Kiev,
elevando alla dignità di granduca Svatopluk, in precedenza cacciato
dalla
città dal fratello Jaroslav il saggio. Quest'ultimo, tuttavia, scacciò
di
nuovo Svatopluk e ridusse i confini della Polonia, che da allora
cominciò a
subire una serie di sconfitte anche da parte dei boemi e degli
ungheresi, al
punto che la Boemia riuscì a riprendersi nel 1021 la Moravia.

Quando poi la Polonia fu attaccata anche dai tedeschi (1025-34), ne
approfittarono subito Boemia e Rus' per riprendersi i territori tolti
loro
da Boleslao il Coraggioso.

La rivolta dei contadini polacchi contro i nobili che li sfruttavano fu
inevitabile (1037). Fu così estesa che i nobili, per reprimerla, furono
costretti a chiedere aiuto ai feudatari tedeschi: il che trasformò lo
Stato
polacco in un vassallo di quello germanico.

Boemia e Polonia, nei secoli XI-XII, entrarono nella fase del
feudalesimo
avanzato. La Boemia era uno Stato diviso in piccoli territori, tenuti
uniti
dalla comunanza della cultura e della lingua, nonché dall'esigenza di
far
fronte ai tentativi di occupazione compiuti dai tedeschi e dagli stessi
polacchi. Nonostante le vittorie conseguite, non poté impedire a
Federico
Barbarossa di nominare il principe di Moravia e il vescovo di Praga
principi
dell'impero germanico, il che li rendeva indipendenti dal re ceko.

Nel XII secolo iniziò, da parte dei contadini tedeschi, il processo di
colonizzazione delle terre boeme più vicine ai confini. Un secolo dopo
il
fenomeno divenne di massa. Feudatari laici germanici s'insediarono in
Boemia
pretendendo vasti possedimenti terrieri. Agli immigrati tedeschi si
aggiunsero i cavalieri teutonici, i templari, i francescani e i
domenicani.

I re ceki non si rassegnarono e dopo molte resistenze riuscirono ad
ottenere
da Federico II il riconoscimento dell'indipendenza del loro paese e
l'ereditarietà della corona ai sovrani boemi (Bolla d'oro di Sicilia
del
1212). Purtroppo appena 30 anni dopo il paese dovette subire, insieme
all'Ungheria e alla Polonia, l'invasione mongolo-tartara (1241-42).

Sarà però il re ceko Vratislao I che in qualche modo riuscirà a fermare
l'orda asiatica, a recuperare alcuni territori sottratti in precedenza
dai
tedeschi e persino a incorporare nello Stato boemo l'Austria, la
Stiria, la
Carinzia e la Carniola. Cosicché si formò uno Stato molto vasto, che si
trovò ben presto in conflitto con gli ungheresi del re Bela IV.

Tuttavia, poiché il patriziato tedesco residente in Boemia non faceva
nulla
per favorire la centralizzazione dello Stato, la monarchia tendeva
inevitabilmente a indebolirsi. E infatti nel 1278 l'imperatore tedesco
Rodolfo d'Asburgo riuscì a conquistare la Stiria, la Carinzia, la
Carniola e
la stessa Moravia. Anche se sotto Venceslao II gli Asburgo dovettero
accettare l'unione della Boemia e della Polonia in un unico Stato.

Quanto alla Polonia, negli anni 1040-70, dopo la repressione
dell'insurrezione contadina degli anni 1037-38, i feudatari si erano
stretti
attorno ai principi Casimiro I il Ricostruttore (1039-58) e Boleslao II
(1058-79), i quali, sfruttando la lotta per le investiture tra Enrico
IV e
Gregorio VII, si erano liberati dell'influenza germanica.

Tuttavia, i feudatari polacchi, non sopportando più l'autoritarismo di
Boleslao II, ch'era arrivato a eliminare il vescovo di Cracovia,
mandarono
al governo, con l'appoggio dei tedeschi e dei boemi, Ladislao I
(1079-1102),
il quale ovviamente rinunciò a ogni politica centralistica. Di questa
debolezza statale (a metà del XIII sec. la Polonia sarà divisa in 20
ducati)
cercò di approfittarne l'imperatore tedesco Enrico V, ma nel 1109 venne
sconfitto dalla stessa popolazione polacca.

Fu l'ultima vittoria significativa. Infatti, nel 1157 il marchese
Alberto
l'Orso s'impadronì del Brandeburgo, presso la frontiera polacca. Negli
anni
'60 e '70 il Barbarossa (1152-90) riuscì a sottomettere gli slavi
polabo-baltici. Nel 1181 il principe della Pomerania occidentale si
riconobbe vassallo dell'imperatore tedesco.

La Polonia del principe Corrado di Masovia (Masuria) e Cuiavia (due
regioni
del bacino della Vistola, oggi in territorio polacco) chiese aiuto al
pontefice Gregorio IX, che gli inviò i cavalieri teutonici allo scopo
di
soggiogare i prussiani. Realizzato il compito, i Teutonici, dopo
essersi
uniti coi Portaspada, coi quali conquistarono alcune terre baltiche
orientali, pretesero di costituirsi come Stato, stringendo così la
Polonia
da due lati e indebolendola al punto che nulla poté fare al cospetto
delle
devastanti invasioni mongolo-tartare del 1241, 1259 e 1287.

Dal XIII secolo in poi la Polonia non poté impedire in alcuna maniera
il
grande afflusso di coloni tedeschi all'interno dei suoi territori.

----------

(http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/baltici/14.htm)

**********









L'IDEA DI CROCIATA I










Se c'è una cosa che non si può trovare nei manuali scolastici di storia
sono
proprio le crociate cattoliche nelle terre baltiche o nel Nord-Est
dell'Europa: uno di quegli eventi che praticamente risulta non essere
mai
accaduto.

Eppure sono durate infinitamente di più di quelle classiche contro
l'islam
che si studiano in tutti i libri di storia. Se consideriamo che già con
Carlo Magno l'espansione franco-cattolica verso est costituiva parte
integrante della politica estera carolingia e che le ultimissime
crociate
terminano nella prima metà del XVI sec., qui praticamente si ha a che
fare
con un periodo di almeno sette secoli.

Tutti i paesi europei centro-orientali di religione cattolica devono la
loro
cultura, la religione, spesso anche la loro lingua e quasi sempre i
loro
confini proprio allo sviluppo di queste crociate. Questi stessi paesi,
una
volta divenuti cattolici, assunsero iniziative particolarmente
bellicose
contro i paesi limitrofi ancora di religione o di cultura pre-cristiana
o
divenuti cristiano-ortodossi a partire dall'XI sec.

Particolarmente attivi in senso bellicista gli Stati cattolici furono
quando
in Europa occidentale cominciarono a svilupparsi, verso la fine
dell'alto
Medioevo, i traffici commerciali nell'area mediterranea e più in
generale
con l'oriente.

Questi traffici da un lato stimolavano l'interesse dei nuovi ceti
borghesi
per le risorse umane e materiali dell'est, dall'altro mandavano in
crisi
l'istituto del servaggio, su cui fino a quel momento avevano fatto le
loro
fortune i ceti agrari e nobiliari.

Ovviamente il termine "crociata" non appartiene al linguaggio
medievale. Le
fonti dell¹epoca parlano di peregrinatio ("pellegrinaggio") o di iter
("viaggio in armi"). Dal XII secolo si afferma l¹uso del termine
passagium
("viaggio attraverso il mare"), o passagium generale quando si
indicavano le
spedizioni maggiori, indette da un¹apposita bolla pontificia, e che
quindi
interessavano in via di diritto tutta la cristianità occidentale.

Le crociate del Nord, esattamente come nel Vicino Oriente, avevano lo
scopo
di arricchire non solo i mercanti, che con la loro attività volevano
superare i limiti del feudalesimo, ma anche i feudatari, che non
volevano
rinunciare all'idea di vivere di rendita e che pensavano di poter
ottenere,
all'estero, con la forza delle armi, quelle ricchezze che stavano
perdendo,
all'interno, con la forza del denaro dei nuovi ceti commerciali e
imprenditoriali.

Sotto questo aspetto le crociate servirono anche come valvola di sfogo,
in
senso colonialistico, alle gravi crisi sociali che attanagliavano un
sistema
iniquo e oppressivo come quello feudale, basato sulle grandi proprietà
private, sulla progressiva rovina dei piccoli coltivatori, su un
servaggio
che, rispetto agli sviluppi del movimento urbano e mercantile
(soprattutto
dell'Italia e delle Fiandre), risultava sempre più anacronistico.

La crociata fu una risposta sbagliata (di politica estera) a un
problema
reale (di politica interna): il servaggio. Gli antagonismi feudali, che
la
borghesia andava esasperando, non produssero, se non in forme limitate,
un
movimento di opposizione del mondo contadino in direzione di un'equa
ripartizione delle terre, ma un enorme travaso di popolazioni da ovest
verso
est, preceduto da accanite campagne militari, delle cui motivazioni
ideologiche si fece carico il clero cattolico, secolare e soprattutto
regolare.

Intorno al Mille la lotta dei contadini contro i feudatari assunse le
forme
di una vera e propria fuga dai feudi, spesso in concomitanza con lo
sviluppo
di movimenti ereticali antiecclesiastici, fino alle insurrezioni vere e
proprie (p.es. in Normandia nel 997, in Bretagna nel 1024 o nelle
Fiandre
nel 1035). La stessa crociata dei poveri del 1096 fu in realtà una
gigantesca fuga dall'oppressione feudale, che si risolse in una
carneficina
tra i partecipanti.

D'altra parte i feudatari erano avversari irriducibili dei contadini in
rivolta, e raramente scendevano a compromessi. Molto spesso era in
lotta
anche tra di loro. A quell'epoca i domini feudali più importanti erano
il
ducato di Normandia (creato dai normanni scandinavi), la contea delle
Fiandre, la contea di Angiò (questi conti verso la metà del XII sec.
diventeranno signori d'Inghilterra), il ducato di Bretagna, la contea
della
Champagne, il ducato di Borgogna, la contea di Poitou, il ducato di
Aquitania, la contea di Tolosa: questi feudatari posero fine alla
dinastia
carolingia, che pur era servita per opporsi a tutte le popolazioni
pre-cristiane o non cattolico-romane, e diedero il potere a Ugo Capeto,
la
cui sovranità risultò del tutto insignificante.

---------

(http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/baltici/10.htm)
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L'IDEA DI CROCIATA II





Storicamente col termine "crociata" occorre intendere quelle spedizioni
militari a scopo commerciale, o comunque di espansione territoriale in
nome
di interessi materiali legittimati da una copertura ideologica, che può
andare dalla lotta di civiltà che il cristianesimo latino si sentiva in
dovere di sostenere contro il paganesimo, alla liberazione della
Terrasanta
dal dominio musulmano, sino alla soppressione di confessioni cristiane
rivali a quella cattolico-romana.

Va tuttavia detto che gli stessi musulmani, partiti dalla terra
d'Arabia,
arrivarono in Europa sino alle porte dei Pirenei e di Vienna. Anche
questa
in fondo era per loro una sorta di "crociata", forse con una
differenza, se
si vuole: che, mentre gli islamici erano consapevoli di non avere una
cultura superiore a quella cristiana, e si limitavano ad assoggettare
politicamente ed economicamente i cristiani, quest'ultimi invece
pretendevano una sottomissione completa da ogni punto di vista.

Generalmente i manuali scolastici parlano di otto crociate che si
svolsero
nell'arco di 200 anni e furono dirette tutte verso il Medio oriente, il
Mediterraneo orientale, ivi incluso il saccheggio di Costantinopoli nel
corso della quarta crociata (ma non dobbiamo dimenticare
l'atteggiamento che
assunsero Portogallo e Spagna all'interno dei loro paesi nei confronti
degli
islamici e degli ebrei). Protagonisti principali delle crociate
anti-islamiche i francesi, gli italiani e i tedeschi, ma vi furono
significative presenze degli inglesi (1) e nella quinta degli
austro-ungheresi.

In realtà le crociate furono molte di più e l'idea stessa di crociata
non
riguardò unicamente la guerra anti-islamica.

Qualunque provvedimento poliziesco o militare a carico di un movimento
di
persone aggregato attorno a un ideale di vita, che si protrae nel tempo
fino
alla completa sottomissione di tale compagine o fino al suo
annientamento,
in caso di resistenza attiva, può essere definito col termine di
"crociata".
Che poi l'ideale di vita sia di tipo religioso o laico, la sostanza non
cambia.

Dunque vanno considerate "crociate" non solo le spedizioni militari
contro
gli arabi, ma anche quelle contro i turchi, che avvennero molti secoli
dopo
quelli classici del basso Medioevo, e sono state vere e proprie
"crociate"
tutte quelle compiute contro le popolazioni di religione "pagana", cioè
"non
cristiana", come appunto i germani e gli slavi confinanti con il sacro
romano impero (senza dimenticare quelle compiute contro le popolazioni
americane, africane e asiatiche), e persino quelle compiute dai
cattolici-romani contro gli ortodossi-bizantini o quelle tra
cattolici-romani e protestanti, per motivi di rivalità su un ideale
comune
di cristianità.

Sotto questo aspetto debbono essere considerate "crociate" non solo le
spedizioni militari compiute all'esterno di un determinato paese,
contro
altri paesi, ma anche tutti quei provvedimenti repressivi, interni a un
determinato paese, intrapresi contro i cosiddetti "eretici", i nemici
dell'ordine pubblico, delle autorità costituite e così via. Le crociate
si
fanno sempre in nome di un ideale religioso, che oggi - quando si
ripetono -
ovviamente risulta di molto laicizzato, almeno nell'ambito occidentale.

Nel corso della storia medievale le crociate contro i movimenti
ereticali e
pauperistici sono state un'infinità e tutte molto cruente. Quanto, in
queste
decisioni così unilaterali, abbia pesato la trasformazione del
beneficio
vitalizio della terra in possesso ereditario, è facile capirlo.
Allorquando
in Francia le terre passarono in proprietà dal padre al primogenito
(maggiorasco), si rese relativamente difficile la vita agli altri
figli, che
come alternativa avevano o la carriera ecclesiastica o appunto quella
militare in terre da conquistare.

Molti storici tendono ad attribuire l'esplosione delle crociate verso
est
(contro l'islam o contro il paganesimo o il cristianesimo ortodosso) al
forte aumento complessivo della popolazione euroccidentale. Ma è assai
raro
trovare uno storico che, oltre a chiedersi le motivazioni di questa
improvvisa crescita demografica, nonché il fatto che ad un certo punto
risultava essere incompatibile con le risorse disponibili, spieghino
anche
in maniera esauriente in che misura sarebbe stato possibile evitare che
lo
scarto tra popolazione e risorse si trasformasse in una guerra di
conquista
verso popolazioni pacifiche.

Gli aumenti progressivi della popolazione si verificano, in genere,
quando
sussiste un trend economico favorevole per un periodo relativamente
lungo.
Ma questo di per sé non può essere motivo sufficiente per spiegare
l'esigenza di conquiste militari o di esodi di massa verso terre da
colonizzare.

Il colonialismo è sempre l'effetto di rapporti economici iniqui vissuti
anzitutto all'interno della regione da cui parte la conquista militare
e
l'esodo di massa. Se questa regione ha conosciuto un trend economico
favorevole di lunga durata e poi improvvisamente si vede costretta a
favorire processi di conquista militare e coloniale, ciò significa che
di
quel trend avevano potuto trarre i migliori vantaggi solo alcune
categorie
sociali e non la grande maggioranza dei lavoratori.

E' noto che nella fase iniziale del trend economico favorevole l'intera
società ha l'impressione ch'esso debba durare in maniera indefinita; la
stessa classe sociale che l'ha favorito è interessata a che le masse
credano
in tale illusione: di qui lo sviluppo impetuoso della popolazione.

Quando poi, ad un certo punto, ci si accorge che i veri beneficiari del
progresso economico sono in realtà gli stessi ceti particolari che
l'hanno
promosso, al fine di potersi arricchire privatamente, ecco che diventa
improrogabile, in mancanza di alternative, la necessità di un esodo di
massa.

Tale esigenza, che è sempre di carattere militare, è altresì
l'inevitabile
conseguenza di una sconfitta politica da parte di quelle forze sociali
che,
subìto l'inganno del benessere facile e incessante, non hanno poi
saputo
reagire con la dovuta fermezza contro i proprietari privati. Costoro,
in
particolare, riescono di nuovo a ingannare le masse contadine,
artigiane,
proletarie... assicurando loro la soluzione dei problemi economici
proprio
in virtù del colonialismo.

Non a caso il colonialismo europeo in grande stile (verso la Terrasanta
e le
terre slave) si verificò proprio nel momento in cui, sul piano
economico,
aveva cominciato a farsi strada il cosiddetto "capitalismo
commerciale".

------------------------------------------------------------------------

(1) Si può qui notare che gli inglesi non furono mai tagliati fuori
dall'area baltica, anzi dopo il 1200 essi poterono sviluppare intensi
traffici in questa regione. Negli anni successivi al 1230 Enrico III
accordò
un privilegio speciale all'associazione dei commercianti del Baltico
(una di
quelle Compagnie che fino a tutto il XVIII sec. costituiranno un
fattore
essenziale della storia europea e coloniale). Lo stesso re diede anche
una
pensione ai cavalieri teutonici che si erano imbarcati alla conquista
della
Prussia, mentre negli stessi anni un vescovo inglese guidò gli svedesi
a
battezzare e ad annettersi le popolazioni della Finlandia centrale.
Peraltro
tra il 1329 e il 1408 diverse centinaia di inglesi servirono sotto
l'Ordine
Teutonico nella crociata contro la Lituania, e nel 1399 uno di loro,
Enrico
Bolingbroke, divenne persino re d'Inghilterra col nome di Enrico IV.
Infine
per tutto il XV sec. si susseguirono gli scontri e i trattati tra i re
inglesi, la Lega Anseatica, l'Ordine Teutonico in Prussia e i sovrani
scandinavi.

----------

(http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/baltici/11.htm)

**********

L'IDEA DI CROCIATA III




L'Italia e le Fiandre, verso gli inizi del Basso Medioevo, erano
riuscite a
imporre a tutto il sacro romano impero d'occidente un'impressionante
svolta
verso i consumi e i consumi di qualità, in virtù dei loro commerci
internazionali, che poi porteranno, alla fine del Medioevo, alle prime
forme
di "capitalismo manifatturiero", mediante cui si assisterà a una
progressiva
trasformazione dell'artigiano in operaio salariato.

L'esigenza di poter acquistare, col denaro, prodotti costosi, di
qualità,
pregiati, rari, indusse quanti per tradizione se lo potevano permettere
(le
classi nobiliari o comunque possidenti), ad acuire le contraddizioni
del
servaggio e della dipendenza personale, che fino a quel momento erano
rimaste nei limiti della capacità di consumo degli stessi proprietari
feudali.

Ad un certo punto il servo della gleba rischiava di vedersi trasformato
in
una sorta di schiavo in veste feudale, la cui unica alternativa era
diventata quella di fuggire dal feudo e di trasformarsi o in un operaio
salariato o in carne da cannone per qualche esercito di ventura, oppure
appunto in un emigrante in terre lontane, in cerca di fortuna. Non a
caso le
crociate vengono fatte da contadini rovinati dai debiti e da operai il
cui
salario non era sufficiente a mantenere una famiglia.

Gli storici spesso mettono in risalto il fatto che in Europa
occidentale
esistessero tecniche rurali di coltivazione della terra molto più
avanzate
che tra le popolazioni slave: p.es. l'aratro a versoio in ferro che
consentiva di lavorare i terreni pesanti; il collare di spalla per i
cavalli, che non strozzava l'animale durante lo sforzo; la rotazione
triennale delle colture, che forniva avena per le bestie; le tecniche
di
bonifica dei terreni paludosi; il prosciugamento dei nuovi campi da
coltivare; la costruzione di dighe...

Eppure tutti questi progressi non indicano affatto, di per sé, un
sicuro
indice di benessere economico generale, per tutti i lavoratori;
infatti, se
al progresso tecnologico non segue un'equa ripartizione delle
ricchezze, la
tecnologia finisce col procurare vantaggi solo ai ceti possidenti,
portando
col tempo alla rovina tutti gli altri. E' sintomatico, in tal senso,
che le
crociate vengano fatte proprio nel momento in cui l'Europa rurale aveva
conosciuto le innovazioni tecnologiche più significative. Fu ad es.
sufficiente la carestia del 1144-47 per far scatenare alcuni esodi di
massa.

La stragrande maggioranza dei coloni nord-europei proveniva da
Sassonia,
Franconia, Renania, Turingia, Olanda e Fiandre (quest'ultime due le più
fittamente popolate di tutta Europa), ma anche dalla Danimarca e dai
paesi
scandinavi, per non parlare di quelle formazioni militari trasversali
quali
furono gli ordini monastico-cavallereschi. Se consideriamo che inglesi,
francesi e italiani parteciparono in maniera massiccia anche alle
crociate
anti-islamiche in oriente, e che spagnoli e portoghesi erano impegnati
con
medesime crociate all'interno dei loro rispettivi paesi, si può
tranquillamente sostenere che non ci fu popolazione europea che non
intraprese guerre di tipo coloniale a partire dalla nascita dell'impero
carolingio.

Per quanto riguarda la conquista delle terre slave, gli storici sono
spesso
costretti a cadere in taluni inevitabili controsensi, proprio in virtù
del
fatto che tali popolazioni, siano esse di religione pagana o di
religione
ortodossa, non condussero mai guerre preventive di conquista o di
colonizzazione nei confronti dell'occidente europeo. Studiosi e
ricercatori
infatti da un lato sostengono che il colonialismo arrecò grandi
benefici
alle popolazioni slave, in quanto insegnò loro nuove metodiche rurali e
commerciali; dall'altro però cercano di attenuare al massimo il fatto
che
l'introduzione di tali metodiche fu accompagnato da una sistematica
distruzione di culture autoctone e da assoggettamenti durissimi di
popolazioni "straniere".

Nelle terre colonizzate gli europei riprodussero le stesse forme di
rapporti
di potere politico e di proprietà economica che vivevano nelle loro
terre
d'origine (la cosiddetta "madrepatria"), per cui, in definitiva, di
tutto il
progresso tecnologico esportato solo loro stessi ebbero modo di
beneficiarne
al massimo, e non certo le popolazioni slave sottomesse.

Questo poi senza considerare che oggi uno storico dovrebbe mettere in
discussione non solo lo sfruttamento della manodopera altrui, ma, in
virtù
di una certa coscienza ambientale, anche lo sfruttamento indiscriminato
delle risorse naturali. L'uso di metodiche invasive nei confronti della
natura porta questa a impoverirsi, inesorabilmente, cioè a trasformarsi
in
qualcosa di artificioso, che col tempo si rivela poco produttivo, anzi
soggetto a desertificazione.

La crociata è dunque l'antesignana, a sfondo più che altro religioso,
del
moderno colonialismo europeo, che si è imposto sulla scena mondiale in
nome
di una presunta superiorità politica (i concetti di "stato",
"democrazia",
"burocrazia" ecc.), economica (i concetti di "profitto", "interesse",
"mercato" ecc.) e culturale (i concetti di "teologia", "scienza",
"tecnologia" ecc.).

Il termine "crociata" cominciò a entrare in disuso, nel linguaggio
europeo,
quando gli illuministi francesi lo vollero applicare solo alle
conquiste
compiute in nome di un'ideale religioso: in tal modo essi potevano
evitare
di considerare "crociate" le spedizioni colonialistiche della borghesia
nei
paesi di quello che oggi viene chiamato "terzo mondo".

Nei manuali scolastici di storia non appaiono le cosiddette "crociate
baltiche", che pur durarono dai tempi dei Merovingi-Carolingi sino al
XVI
secolo, perché è quasi impossibile trovare una giustificazione
ideologica ai
massacri compiuti dai franchi e dai sassoni convertiti al cattolicesimo
latino.

Infatti, proprio mentre si svolgevano queste carneficine a carico degli
slavi pagani, la chiesa romana decideva di appoggiare senza riserve i
franchi, al punto che nell'800 accettò la proposta di Carlo Magno di
incoronarlo imperatore del sacro romano impero, violando l'integrità
territoriale di tale impero rappresentata dal basileus bizantino.

Come meravigliarsi dunque dell'analogo silenzio che i medesimi manuali
riservano alla dura ostilità che i cattolici-romani hanno sempre
nutrito nei
confronti dei bizantini di religione ortodossa
(http://www.homolaicus.com/religioni/ortodossia/ortodossia.htm)? Ancora
oggi
quest'ultimi vengono definiti col termine di "scismatici", mentre nella
realtà fu la chiesa romana che, proprio con quella incoronazione e con
l'inserimento del Filioque
(http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/filioque/filioque.htm ) nel
Credo
(la madre di tutte le eresie latine), aveva posto le basi per la
separazione
del 1054, che, come noto, riguardò molti altri aspetti della tradizione
(dall'uso del pane azzimo nell'eucaristia alla questione del "primato
petrino" fino al diverso modo di amministrare i sacramenti). (Per uno
studio
della storia della chiesa medievale:
http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/sintesi_medioevo/chiesa_medievale.
htm)

------------

(http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/baltici/16.htm)

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MAPPE




http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/baltici/mappe.htm

--------

(http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/baltici/mappe.htm)

********



FONTI


Testi



*

E. Christiansen, Le crociate del Nord. Il Baltico e la frontiera
cattolica
(1100-1525), ed. Il Mulino, Bologna 1983
*

G. Bautdinov, La chiesa cattolica romana e la Russia, ed. Teti, Milano.

*

F. Conte, Gli slavi. Le civiltà dell'Europa centrale e orientale, ed.
Einaudi.
*

Runcimann, Storia delle Crociate, ed. Einaudi
*

F. Cardini, Studi sulla storia e sull'idea di crociata, ed. Jouvence

*

G. Tate, Le crociate. Cronache dall'Oriente, ed. Electa / Gallimard

*

Le crociate. L'oriente e l'occidente da Urbano II a San Luigi
(1096-1270),
Catalogo Electa, Roma 1997
*

S. Gasparri, Una frontiera medievale. Tedeschi, slavi ed ebrei
nell'Europa
orientale, in "Storia e dossier", n. 81/1994
*

H. Samsonowicz, I cavalieri teutonici, in "Storia e dossier", n. 3/1987

*

H. Bogdan, Cavalieri Teutonici, Ed. Piemme, 1998
*

R. Barber, Il mondo della cavalleria. Storia della cavalleria dalle
origini
al secolo XVI, ed. SugarCo, Milano1986
*

U. Gasser, L'Ordine Teutonico (opuscolo pubblicato in occasione del 8°
centenario della nascita dell'Ordine), Bolzano, Priorato del Sudtirolo,
1991

*

J. Lehmann, I Crociati, ed. Garzanti

*

L. Gatto, Le Crociate, ed. Mondadori

*

F. Cuomo, Storia ed epopea della cavalleria, ed. Mondadori; Gli ordini
cavallereschi, ed. Newton Compton

*

"Il vero oltre il mito", speciale Crociate da "Medioevo", di F. Cardini





Siti



*

Crociate medievali verso l'Oriente islamico
(http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/crociate/crociate.htm)

*

Crociate moderne al tempo della conquista dell'America
(http://www.homolaicus.com/storia/moderna/colombo/)

*

La riscoperta dell'aristotelismo e l'idea di crociata
(http://www.homolaicus.com/teoria/filosofia_medievale/neoaristotelismo.htm)

*

MondiMedievali
(http://www.mondimedievali.net/Medioevorusso/crociati.htm)

*

Su Mindaugas
(http://www.mondimedievali.net/Medioevorusso/mindaugas.htm)

*

Ordini cavallereschi
(http://www.stupormundi.it/ordinicavallereschi.htm)

*

L'Ordine Teutonico e le crociate del Nord
(http://www.civitaschristiana.it/aotelcdn.htm))

*

I cavalieri teutonici (http://www.stupormundi.it/Teutonici1.html)

*

Ordini monastico-militari (http://www.compaquila.com/web/ordcav.hrml)

*

Medievale (http://www.medievale.it/new_site/default.asp)

*

Ortodossia russa (http://www.ortodossia-russa.net/)

*

Contro la leggenda nera
(http://www.kattoliko.it/leggendanera/crociate.htm)

*

Perché le crociate? (http://utenti.lycos.it/armeria/crociate00.html)

*

Mitologia slava (http://www.bifrost.it/Miti/Slavi.html)

*

Mitologia germanica (http://www.bifrost.it/Miti/Germani.html)

*

Mitologia ugrofinnica (http://www.bifrost.it/Miti/Finni.html)


Download


*

Storia della Chiesa (pdf-zip)

*

Ordini cavallereschi (pdf-zip)

*

Storia della Polonia (rtf-zip)
*

Storia dell'Ucraina (pdf-zip)
*

Storia della Slovacchia (pdf-zip)

*

Bibliografia per la storia medievale (pdf-zip)

----------

(http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/baltici/fonti.htm)
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MessageSujet: ..   le crociate medievali - Page 2 EmptyJeu 3 Nov - 17:43

Bilancio delle crociate

1) Il risultato di maggior rilievo fu la conquista delle vie
commerciali
mediterranee, che prima erano controllate da Bisanzio e dai paesi
arabi, i
quali entrarono in una profonda decadenza economica.

2) Le città dell'Italia settentrionale (Venezia, Genova e Pisa)
assunsero un
ruolo dominante nel commercio con l'Oriente.

3) Si introdussero in Europa occidentale nuove industrie e manifatture
(seta, vetri, specchi...) e nuove colture agricole (riso, limoni, canna
da
zucchero...). Compaiono i mulini a vento, sul tipo di quelli siriani.

4) La classe dei feudatari vede aggravarsi la propria crisi, sia perché
ha
impiegato molte risorse ottenendo scarsi vantaggi, sia perché si è
rafforzata una nuova classe, la borghesia, ad essa ostile.

5) Le classi popolari, sacrificatesi senza ottenere alcuna
contropartita, si
orienteranno verso forme di protesta socio-religiosa (le eresie),
ispirate
all'uguaglianza evangelica.

6) I crociati distrussero le ultime tracce di fratellanza tra cattolici
e
ortodossi; saccheggiando Costantinopoli, aprirono le porte agli
invasori
turchi. La mobilitazione ideologica nella guerra santa segnò il trionfo
dello spirito d'intolleranza e di fanatismo. La chiesa infatti
accentuerà
sempre più i fattori autoritari e dogmatici, legati al suo ruolo di
guida
suprema della cristianità europea.


Pagina concessa gratuitamente da
Enrico Galavotti galarico@inwind.it
per maggiori approfondimenti...
http://www.homolaicus.com/storia/storia.htm


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LE CROCIATE "sante" o "affaristiche"?









Il nome "crociata" fu adottato principalmente per le spedizioni fatte
in
Oriente tra il XII e il XIII secolo. Prima per la difesa, poi per la
conquista, infine per la riconquista della Terrasanta quando ritornò
un'altra volta sotto il dominio dei turchi.

Erano ostilità mosse dall'idea di fare una "GUERRA SANTA", così fu
chiamata
da Papa Urbano II nel 1095 sollecitandola ai fedeli, con finalità
etico-religiose.

"Crociata" e "guerra santa" furono poi presenti nella sensibilità
occidentale oltre la fine del Medioevo, sino a indicare in età
contemporanea
ogni campagna propagandistica esasperata; e come fatto d'armi
normalmente
segue ed è una spedizione militare punitiva.

Nell'intervento dell'America nell'ultima guerra mondiale, Eisenhower,
scrisse le sue memorie titolandole "La Crociata in Europa". E
ultimamente,
l'ultimo presidente americano Bush, l'intervento in Irak l'ha chiamato
"Crociata contro gli stati canaglia". Forse entrambi non conoscono il
significato del termine, e finiscono per fare della gaffes.

Quelle che ora elenchiamo, sono appunto questo tipo di conflitti
proclamati
dalla Chiesa contro i nemici della cristianità in Terrasanta. Erano
guerre
mosse "contro degli infedeli", non accettando la Chiesa Cattolica in
altre
religioni rivelate, pur monoteistiche (giudaismo, islamismo) un altro
Dio, e
come Messia riaffermava essere unico il figlio, Gesù Cristo.

Le tre culture, le tre confessioni si ponevano da alcuni secoli, come
esclusive portatrici di verità assolute ed erano perciò inconciliabili
all'interno delle tre religioni. Nei numerosi contatti avuti, o negli
scambi di altro genere non era possibile evitare le violenti
opposizioni,
in ogni contrasto -spesso pretestualmente- riemergevano queste
divisioni
religiose (e non sono ancora oggi immuni alcuni contrasti con (vere
o...
supposte - quindi pretestuose) connotazioni religiose, dette
fondamentalistiche).

Viste dalla parte del fedele cristiano erano granitiche le sue tesi
dogmatiche, anche se erano altrettanto discutibili dai discepoli delle
altre
due religioni. Dunque le iniziative e le finalità etico-religiose delle
animosità predicate dai preti, monaci e nobili cristiani, per
promuovere e
guidare queste crociate, dall'Europa si misero in moto verso Oriente
con l'acceso fervore religioso, anche se dietro esistevano delle
motivazioni
politiche molto complesse.

C'erano dunque delle motivazioni religiose, ma rovesciando l'angolo di
visuale, senza pregiudizi, la crociata era insomma una vicenda della
politica internazionale. Le motivazioni stavano nella vitalità e
nella
volontà di conquista degli Europei. L'Europa affondata ancora nel
basso
Medioevo, era un continente rozzo, incolto, esuberante e vitale, ma
tecnicamente arretrato. La "civiltà" e la potenza non erano più da
alcuni
secoli nell'Europa cristiana, ma nel Mediterraneo e in Asia Minore.
L'Europa
era fatta di ducati, di principati, di piccoli regni ("cortili",
"pieve",
"baronie") mentre in Oriente, turchi selgiuchidi e persiani stavano
costituendo grandi stati e dei grandi imperi.
L'Europa, con le crociate, si "sveglia", esce impetuosamente dalle sue
frontiere e parte alla conquista di "regni terreni" più che "del
cielo".

Infatti le crociate stimolarono il commercio con i territori arabi,
portarono profonde modificazioni nell'organizzazione politico-economica
dell'Europa; fu stravolto l'impero Bizantino; favorirono l'espansione
dei
commerci delle Repubbliche marinare, e in prima fila come prima donna,
quella di Venezia.

Alcuni storici hanno scritto che è stata la prima manifestazione di
forza
sulla scena mondiale del continente Europa, che sarà da allora la
protagonista del mondo fino al 1918, quando nell'incapacità gli stati
di
mettersi d'accordo in "beghe da cortile", crollarono tre imperi, e le
vecchie nazioni ne uscirono tutte sconfitte, compresi i vincitori, in
quanto
la "prima nuova crociata" che provocò anche la "seconda crociata" se
non
causò direttamente - uno spostamento della potenza internazionale
dall'Europa all'America da un lato, alla Russia sovietica dall'altro,
per
rimanere da quel momento in poi -fin dalla "prima crociata"- i padroni
assoluti dell' Europa, e nella "seconda" anche se alleati, dopo la
"guerra
fredda" domineranno solo più gli Stati Uniti. Compimento di un progetto
di
dominio politico-economico, oltre che culturale, che sprofonderà
uomini e
nazioni nella melanconia; a vivere le nostalgie di glorie perdute
(nella
Prima l'Austria, nella Seconda la Francia e la stessa Inghilterra;
tutte
uscite ridimensionate nella dualistica egemonia di un tempo che fu)
Saranno del tutto inutili le campagne contro l'americanizzazione del
vecchio continente per difendere la propria identità; pur
suscitando questo
desiderio angosce contrastanti e reazioni paranoiche di alcune elite
politiche e culturali. Ma per motivi generazionali, le nuove leve non
si
sentiranno affatto minacciate dall'imperialismo americano, per loro è
una
questione che non ha senso, la nuova civiltà è ormai definita, ed è
"quella"! Anche perché "quella" ha la "forza".
Perfino nella rivolta d'Ungheria, i giovani ungheresi portarono in
trionfo
come simbolo "la Coca Cola"! Così a Pechino gli studenti a piazza Tien
A-men; e così a Mosca quando un ex capo dell'Urss reclamizzò sotto il
Cremlino, la pizza Mac Donald.

Eisenhower, non a caso, pubblicando le sue memorie sulla Seconda guerra
mondiale, intitolò il libro Crociata in Europa ! (da notare, fatta da
ex
europei nei loro luoghi d'origene).

Non solo quindi nelle crociate cristiane, dietro i valori di fede si
nascondevano ben altri progetti. Del resto questa volontà di conquista
mercenaria è dimostrata da una circostanze che è molto simile a quelle
appena ricordate. I crociati cristiani d'occidente non esitarono a
scontrarsi e a scannare i cristiani d'Oriente. La fede andò a farsi
"benedire".

Nella IV, quella del massacro di Costantinopoli del 1204, i crociati
si
allearono perfino con gli stessi Turchi. Cioè: i cristiani non
esitarono ad
allearsi con la parte più radicale dell'Islam - con i "diavoli" Sciti
- per
meglio sconfiggere i "diavoli" Sunniti.
(Stessa cosa nella 2nda Guerra M., nel conflitto per la posta in gioco,
fu
messa da parte l'ideologia, e l'America liberista si alleò con i
comunisti
bolscevichi; con gli anticapitalisti, cioè "con i diavoli" come li
chiamava
Churchill!)

Le crociate si giustificarono ogni volta con argomenti ideali e si
diedero
patenti di nobiltà a chi partecipava a quelle che erano delle vere e
proprie
imprese politico-economiche-militari. Insomma una realtà ben diversa
dagli
epici avvenimenti che misero le radici nell'immaginazione collettiva;
con le
prediche o le storie nel lessico quotidiano.

Infatti, le esigenze organizzative delle crociate, sul piano militare,
su
quello dei trasporti, degli approvvigionamenti e su quello finanziario,
comportarono l'entrata in gioco di disparati interessi che si
tradussero poi
in aspirazioni al dominio politico e al controllo economico delle terre
mediorientali, dei commerci levantini e dell'impero bizantino.

Col termine "crociate", s¹intendono quindi le spedizioni religiose,
militari
e coloniali dei feudatari europei occidentali nei paesi del
Mediterraneo
orientale, presentate come iniziative essenzialmente religiose
("liberare i
Luoghi santi" , "convertire i popoli senza fede" ecc.), iniziarono
alla
fine dell¹XI sec. e proseguirono sino alla fine del XIII sec.
E spesso certe "crociate" si svolsero anche all'interno della stessa
Europa,
come nel 1497 quando in Spagna fu istituita l'Inquisizione, per cacciar
via
i moriscos musulmani e gli ebrei.

-----------

(http://www.cronologia.it/mondo17.htm)

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ANNO 1187

BATTAGLIA DI HATTING - GERUSALEMME

1187: Gli Occidentali espulsi da Gerusalemme
Nel 1099 i Crociati avevano liberato i Luoghi Santi
Nel 1187 un generale siriano, di origine curda, dominatore di Siria e
di
Egitto,
attaccò con un imponente esercito il Regno di Gerusalemme.
Tra la fine di giugno e l'inizio di luglio si compì ad Hattin la
disfatta
dell'esercito cristiano.
Tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre la città di Gerusalemme
venne
riconquistata dai musulmani.
Tutti gli Occidentali furono espulsi.
Mentre la colonna di italiani, francesi, tedeschi, inglesi usciva dalla
Porta di Giaffa, un'altra colonna si apprestava ad entrare: quella
degli
ebrei invitati dai musulmani a rientrare in al-Quds.
Saladino venne acclamato dal popolo di Israele come il nuovo Ciro.


Località: Palestina - Regno di Gerusalemme


Epoca: Luglio - Ottobre 1187 d.C.


La battaglia di Hattin

Sabato 4 luglio 1187 ad Hattin, nei pressi del lago di Tiberiade,
Saladino
sultano di Egitto e di Siria, sconfisse Guido di Lusignano, re di
Gerusalemme.

Non si trattò di una semplice sconfitta, ma della disfatta completa
dell'esercito cristiano. Re Guido aveva impiegato nella battaglia tutte
le
risorse militari a sua disposizione. Chi non venne ucciso nella
battaglia
venne fatto prigioniero. Pochissimi furono coloro che riuscirono a
portarsi
in salvo.

Questo il ricordo della battaglia di Imad ad-Din (1125-1201),
segretario di
Saladino.


"Io passai accanto a loro, e trovai le membra dei caduti gettate ignude
sul
campo di battaglia, disperse in pezzi sul luogo dello scontro,
dilacerate e
disarticolate, coi capi spaccati, i colli troncati, i lombi spezzati,
le
cervici triturate, i piedi in pezzi, i nasi mutilati, le estremità
strappate, le membra smembrate, le parti tagliuzzate, gli occhi cavati,
i
ventri sventrati, le chiome tinte di sangue, i precordi tagliati, le
dita
affettate, i toraci spaccati, le costole schiacciate, le articolazioni
dislocate, i petti frantumati, le gole spezzate, i corpi tagliati a
metà, le
braccia maciullate, le labbra contratte, le fronti sfondate, i ciuffi
invermigliati, i pettorali insanguinati, le costole trapassate, i
cubiti
slogati, le ossa rotte, i veli strappati, i volti spenti, i danni
patenti,
le epidermidi scorticate, i pezzetti decimati, i capelli sciolti, i
dorsi
sbucciati, il corpo disfatto, i denti spezzati, il sangue sparso,
l'ultimo
fiato di vita sopraffatto, le cervici cadenti, le giunture mollate, le
pupille liquefatte, i colli pendenti, i fegati sbriciolati, le cosce
recise,
le teste fracassate, i petti scorticati, gli spiriti involati, i
fantasimi
frantumati: come pietre fra pietre, esempio per chi sa vedere".

Imad ad-Din, citato in Storici arabi delle crociate (a cura di F.
Gabrieli),
p. 134


A difendere le città, le piazzeforti e i porti della Terrasanta, da
Tiro a
Gaza, da Gerusalemme ad Aqaba, rimasero alcune decine di cavalieri e i
circa
3000 fanti dell'avanguardia di Raimondo di Tripoli. Si concentrarono a
Tiro
dove, oltre al conte, arrivarono anche Baliano di Ibelin e Rinaldo di
Sidone.

Saladino decise la sorte dei cristiani catturati:

- la schiavitù per i fanti; verranno venduti al miglior offerente sul
mercato di Damasco; il prezzo degli schiavi crollò; si poteva comprare
una
persona per tre dinari ed una intera famiglia (padre, madre, tre figli
e due
figlie) per diciotto dinari; il dinaro, dal latino denarius, era una
moneta
d'oro da 4,25 gr., il peso del solido bizantino; il dirham, dal greco
dracma, era una moneta d'argento da 2,92 gr.

- la prigionia per il re, i dignitari ed i cavalieri laici; potranno
essere
riscattati dietro il pagamento di un compenso adeguato all'importanza
del
prigioniero;

- la morte per Reginaldo di Châtillon, reo di aver osato avventurarsi
nel
Mar Rosso e di essere arrivato sulle coste della penisola arabica fino
a
circa 100 chilometri da Medina, città sacra per gli islamici; Reginaldo
verrà colpito personalmente da Saladino e finito da una delle guardie;

- la morte per i cavalieri-monaci dell'Ordine del Tempio e dell'Ordine
degli
Ospitalieri; i più fanatici nella fede islamica si contenderanno la
soddisfazione di poter uccidere di propria mano un cavaliere-monaco.


"Al mattino del lunedì diciassette rabì secondo, due giorni dopo la
vittoria, il sultano fece cercare dei prigionieri Templari e
Ospitalieri, e
disse: 'Purificherò la terra di queste due razze impure' ... Egli
ordinò
fossero decapitati, preferendo ucciderli al farli schiavi ... Quante
infermità curò col rendere infermo un Templare ... quante miscredenze
uccise
per dar vita all'Islam, e politeismi distrusse per edificare il
monoteismo".

Imad ad-Din, citato in Storici arabi delle crociate (a cura di F.
Gabrieli)
p. 137


La strategia di Saladino

Dopo la vittoria di Hattin Saladino aveva due possibilità:

- dirigersi verso la costa per impedire l'arrivo di rinforzi ai
cristiani;
questa opzione sarebbe stata la più adeguata sul piano militare;

- dirigersi verso Gerusalemme per soddisfare le esigenze religiose
islamiche; questa opzione era sicuramente attraente sul piano
personale.

Saladino scelse una via di mezzo e i cristiani rimasero in Terrasanta
per
altri cento anni, anche se confinati nella zona costiera.

Resa di Tiberiade

Domenica 5 luglio Saladino si diresse verso Tiberiade. Eschiva, la
moglie di
Raimondo, conte di Tripoli, che fino ad allora aveva resistito nella
cittadella, si arrese a condizione di aver salva la vita e di poter
raggiungere il marito. Saladino, che aveva fretta di raggiungere la
costa,
accettò.

Resa di Acri

Martedì 7 luglio Saladino marciò su Acri. L'8 luglio il cittadino
Pierre
Brice offrì la resa a condizione che venissero garantiti la vita e i
beni
degli abitanti. Il 10 luglio Saladino entrò in Acri.

I mercanti cristiani fuggirono dalla città. I musulmani si
impadronirono di
tutti i magazzini pieni di ricche mercanzie. Della spartizione del
bottino
si occupò al-Afdal, il figlio di Saladino. La grande fabbrica di
zucchero fu
saccheggiata da Taki ed-Din.

Gli emiri conquistano le città

Saladino inviò i suoi emiri a conquistare le diverse città del Regno di
Gerusalemme. Muzaffer al-Din Keukburi prese Nazareth, Saffuriya, La
Fève,
Daburya, Tabor e Zar'in. Husam al-Din Muhammad prese Sebastiya e
Nablus.
Badr al-din Dildirim prese Haifa, Arsuf e Cesarea.

Conquista di Giaffa

Un esercito egiziano, alla cui guida era al-Adil, fratello di Saladino,
venne inviato a risalire la costa da sud. Venne posto l'assedio a
Giaffa,
che cadde dopo una eroica difesa. Tutti gli abitanti, uomini, donne e
bambini, furono ridotti in schiavitù e venduti sul mercato di Aleppo.

Tiro resiste

Il 14 luglio a Tiro era arrivato dall'Europa il marchese Corrado di
Monferrato con alcuni rinforzi. Corrado era fratello di Guglielmo dalla
"lunga spada", primo marito di Sibilla, sorella del defunto re
Baldovino IV.

Corrado, non sapendo nulla di Hattin, aveva tentato di sbarcare ad
Acri, già
in mano ai musulmani. Era riuscito a riprendere il mare con le sue navi
e si
era diretto verso il porto di Tiro. L'arrivo dei crociati diede nuovo
impulso alla difesa della città.

Il 17 luglio Saladino salpò da Acri diretto a Tibnin, assediata dal
nipote
Taqi al-Din. Saladino conquistò la città e poi si diresse verso Tiro,
difesa
da Rinaldo di Sidone e da Corrado.

Saladino portò davanti alle mura di Tiro Guglielmo di Monferrato, padre
di
Corrado, e minacciò di farne uno scudo umano se la città non si fosse
arresa.

Corrado rispose che il padre aveva già vissuto abbastanza e che
sicuramente
non avrebbe approvato la resa. Poi scese dalle mura. Il colloquio con
Saladino era terminato.

Resa di Sidone e Beirut

Dopo questi eventi Saladino rinunciò all'assedio di Tiro e si diresse
su
Sidone che il 29 luglio si arrese senza tentare alcuna resistenza.
Beirut si
arrese, dopo breve resistenza, il 6 agosto.

Conquista di Ascalona

Il 23 agosto Saladino si presentò davanti ad Ascalona, accompagnato da
due
illustri prigionieri: il re Guido di Lusignano e Gerardo di Ridefort,
Gran
Maestro dei Templari. I due invitarono la città alla resa, in cambio
della
loro libertà. I cittadini risposero con bordate di insulti.

Il 4 settembre la disperata difesa cessò. Ai cittadini venne concessa
salva
la vita. Il 5 settembre furono deportati ad Alessandria in attesa del
loro
rimpatrio in territorio cristiano.

Resa di Gaza

Davanti a Gaza si ripeté la triste scena della richiesta di Gerardo di
Ridefort di consegnare la città senza combattere. La guarnigione era
costituita da cavalieri Templari che non potevano che obbedire al loro
Gran
Maestro. Un emiro di Saladino entrò in città.

Baliano d'Ibelin

Dopo aver conquistato in due mesi quasi tutta la costa, con la notevole
eccezione di Tiro, Saladino decise di rivolgersi verso Gerusalemme.

In città era arrivato, da Tiro, Baliano di Ibelin, che aveva avuto il
comando della retroguardia ad Hattin. Baliano aveva avuto da Saladino
il
permesso di portare via da Gerusalemme la propria moglie Maria Comnena,
della famiglia imperiale bizantina dei Comneni, vedova del re Amalrico.

I cittadini lo pregarono di organizzare la difesa di Gerusalemme.
Saladino
consentì alla richiesta di Baliano di rimanere e fornì un salvacondotto
per
Maria Comnena e per i suoi figli.
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MessageSujet: ..   le crociate medievali - Page 2 EmptyJeu 3 Nov - 18:13

I giovani cavalieri

A Gerusalemme non erano rimasti che due cavalieri sfuggiti alla strage
di
Hattin. Baliano concesse il titolo a tutti i ragazzi nobili al di sopra
di
15 anni e promosse anche 40 borghesi al rango di cavaliere. Ovviamente
avere
il titolo non equivaleva ad avere anni di addestramento ed esperienza.
Con
questi soldati non si poteva difendere la città.

I nemici interni

Baliano, non solo non aveva truppe adeguate alla difesa, ma aveva anche
nemici interni. Infatti i cristiani ortodossi di origine greca,
chiamati
Melchiti, non tolleravano la loro dipendenza dalla chiesa di Roma e
avrebbero visto con soddisfazione l'arrivo di Saladino, che avrebbe
consentito loro di tornare a dipendere da Costantinopoli. Nello stesso
stato
d'animo erano i cristiani armeni e siriani. Baliano non poteva
aspettarsi
nessun aiuto da parte di questi gruppi di cristiani ostili a Roma e
all'Occidente.

I difensori

All'epoca Gerusalemme aveva circa 60.000 abitanti compresi donne e
bambini.
Forse 20.000 avrebbero potuto combattere, ma solo 6.000 potevano essere
considerati combattenti effettivi.

Baliano si ritrovò con pochi cavalieri inesperti e con qualche migliaio
di
soldati.

In vista dell'assedio vennero accumulati viveri dalla regione
circostante.

L'oro e l'argento delle volte delle chiese di Gerusalemme venne fuso
per
battere moneta da destinare alle truppe, che erano prevalentemente
indigene.

L'assedio di Gerusalemme

A metà settembre arrivarono le avanguardie dei musulmani. Il 20 arrivò
Saladino e si accampò tra la Torre di Tancredi e la Torre di David.

L'assalto venne portato contro le mura occidentali. Per cinque giorni
gli
islamici non riuscirono a far valere il loro numero preponderante. I
difensori avevano anche effettuato una vittoriosa sortita contro una
colonna
musulmana sulla strada tra Ramla e Gerusalemme.

I cristiani non latini

Saladino fece pervenire proposte ai cristiani ortodossi, siriani e
giacobiti. Dichiarò apertamente che la sua guerra santa era rivolta
solo
contro i latini. Perchè loro dovevano continuare a combattere per la
chiesa
latina?

Saladino cambia tattica

Dopo una settimana di inutili assalti Saladino cambiò tattica. Spostò
l'esercito di fronte alle mura settentrionali, dalla posterla di San
Lazzaro, adiacente al lebbrosario, alla porta di Santo Stefano e alla
posterla di Santa Maria Maddalena, fino alla porta di Giosafat.

Saladino aveva capito che doveva attaccare esattamente dove erano
passati i
Crociati nel 1099, ossia tra la posterla di Santa Maddalena e il
barbacane.
Il posto era segnalato da una imponente croce a ricordo
dell'avvenimento.

Il bombardamento

Il 26 settembre i musulmani occuparono il Monte degli Olivi. Quaranta
mangani cominciarono a rovesciare pietre e fuoco greco sulla città.

La breccia

Genieri e sterratori di Aleppo e Khorasan si misero all'opera per
scavare
cunicoli sotto le mura portanti. Per impedire una sortita cristiana che
bloccasse il lavoro dei genieri Saladino aveva schierato 10.000
cavalieri di
fronte alla porta di Santo Stefano.

Venne scavata una galleria di una trentina di metri sotto il barbacane.
La
galleria era sostenuta da pali. Quando venne dato fuoco ai pali
l'angolo
nord-orientale delle mura crollò insieme con la grande croce
commemorativa.

La trattativa

La breccia era difficilmente difendibile. Se i musulmani fossero
entrati
combattendo in città ci sarebbe stato un massacro. Baliano decise di
trattare la resa. Si recò da Saladino accampato nella valle del
torrente
Cedron.

Saladino rifiutò per due volte di riceverlo. La terza volta comunicò
che
avrebbe preso la città con la forza e avrebbe fatto un massacro.

Mentre procedeva la discussione, sulle mura nord-orientali comparve la
bandiera musulmana. Saladino disse sprezzante "Perché mi offri una
città che
è già nelle mie mani?". Ma in quel momento i cristiani contrattaccarono
e lo
stendardo di Saladino venne precipitato dalle mura. Le trattative
vennero
interrotte e rinviate al giorno seguente.

Nel campo di Saladino

La posizione di Saladino era rigida. Aveva giurato di mettere a ferro e
fuoco la città.

Ma i suoi emiri non la pensavano allo stesso modo. L'esercito di
Saladino
aveva costi elevatissimi. Ad Acri Saladino aveva distribuito le
ricchezze
della città ad amici e sostenitori. Gli emiri non avevano potuto
beneficiare
del bottino. La cosa non doveva ripetersi.

Se Gerusalemme fosse stata conquistata con la forza, si sarebbe
combattuto
nelle strade e nelle case, distruggendo beni di grande valore. Il
saccheggio
dei soldati avrebbe comportato gravi perdite economiche.

Nella città cristiana

A Gerusalemme, nella notte, si moltiplicarono le scene di devozione
religiosa. Vennero fatte processioni lungo le mura portando le sacre
reliquie. Si vedevano a poca distanza gli innumerevoli fuochi dei
bivacchi
dei musulmani.

Ripresa della trattativa

Al mattino Saladino accolse immediatamente Baliano. Il difensore di
Gerusalemme disse che se non si fosse giunti ad una resa onorevole
avrebbe
ordinato di combattere fino alla morte e di distruggere la città prima
che i
musulmani potessero entrarvi.

Lo storico arabo Ibn al-Athir (1160-1233), testimone oculare delle
imprese
di Saladino, riporta il discorso di Baliano:


"Sappi, o Sultano, che noi siamo in questa città in gran numero, che
Dio
solo conosce: tutti sono ora tiepidi a combattere per la speranza di
aver
salva la vita, credendo di ottenerla da te così come ad altri l'hai
concessa: e ciò per ripugnanza alla morte e amore della vita. Ma se
vedremo
inevitabile la morte, in nome di Dio, noi uccideremo i nostri figli e
le
nostre donne, e bruceremo le nostre ricchezze, di cui non vi lasceremo
far
bottino d'un solo dinaro né d'una dracma, né catturare e far schiavo un
uomo
né una donna sola. Poi ridurremo in rovina il Santuario della Roccia e
la
Moschea al-Aqsa e gli altri luoghi sacri, ammazzeremo i prigionieri
musulmani che abbiamo, e sono cinquemila, non lasceremo una cavalcatura
e un
animale presso di noi senza ucciderlo, e poi usciremo tutti contro di
voi a
combattervi, come chi si batte per la vita, quando l'uomo prima di
cadere
ucciso uccide i suoi simili; e morremo con onore, o nobilmente
vinceremo!".

Ibn al-Athir, Kamil at-tawarikh, vol I, p. 700 e ss.


Saladino comprese e iniziò a trattare con Baliano.

L'accordo

Dopo lunghe trattative, venne raggiunto il seguente accordo:

- i cristiani non sarebbero stati ammazzati;

- la città doveva essere abbandonata dai cristiani;

- i cristiani sarebbero stati dichiarati schiavi, ma avrebbero potuto
riscattarsi al prezzo di dieci dinari per gli uomini, cinque per le
donne e
due per i bambini; da notare che una ventina di dinari a famiglia era
il
reddito di uno o due anni;
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MessageSujet: ...   le crociate medievali - Page 2 EmptyJeu 3 Nov - 18:14

- per 7.000 nullatenenti venne fatto uno sconto e il prezzo venne
fissato a
30.000 dinari;

- i termini di pagamento vennero fissati a quaranta giorni;

- chi pagava poteva uscire dalla città e ottenava un salvacondotto;

- chi si fosse trovato in città oltre i 40 giorni stabiliti sarebbe
stato
ridotto in stato di schiavitù;

- i cristiani potevano portare via i beni mobili, anche se venivano
incoraggiati a venderli ai musulmani (a quale prezzo si può immaginare)
per
ottenere i soldi per il riscatto.

Ovviamente i cristiani greco-ortodossi e i siriani giacobiti potevano
rimanere e acquistare i beni dei latini. A loro verrà imposta la tassa
che i
musulmani imponevano di pagare ai non-musulmani.

In seguito Saladino avrebbe fatto venire a Gerusalemme anche gli ebrei,
che
avrebbero finito per acquistare gli ultimi beni dei latini e le loro
imprese
commerciali.

Esazione del riscatto

Molti furono gli interessi privati a danno dello stato musulmano.
Scrive Ibn
al-Athir:


"Saladino stabilì ad ogni porta della città un emiro fiduciario per
riscuotere dalla popolazione la somma di riscatto loro fissata; ma
costoro
fraudolentemente adempirono all'incarico di fiducia loro affidato e si
divisero tra loro il denaro che andò disperso, mentre se fosse stato
fedelmente rimesso avrebbe riempito le casse dello stato e ne avrebbero
tutti beneficiato.

... Un certo numero di emiri sostenne che alcuni sudditi dei loro feudi
risiedevano in Gerusalemme, e loro li mettevano in libertà
riscuotendone
essi la tassa. Altri emiri vestivano i Franchi in abito di soldati
musulmani, li facevano uscire dalla città, e ne riscuotevano loro una
tassa
da essi stabilita. Altri chiesero in dono a Saladino un certo numero di
Franchi, ed egli li donò loro, ed essi ne riscossero la tassa. Insomma
alle
casse del sultano non pervenne che una piccola somma".

Ibn al-Athir, XI, 361-366, citato in Storici arabi delle Crociate (a
cura di
F. Gabrieli), p. 141


Il fatto è confermato da Imad ad-Din:


"A ogni porta fu deputato un emiro e un gran capo che doveva fare la
conta
degli uscenti e degli entranti. Chi di loro pagò uscì e chi non
soddisfece
il suo debito se ne stette senza scampo in prigione. E se quel denaro
fosse
stato serbato come si doveva, il pubblico tesoro ne avrebbe avuta
amplissima
parte. Senonché vi fu piena negligenza e generale imbroglio. E chiunque
rifilò una mancia filò via, e i fiduciari deflessero dalla retta via
grazie
alle mance. Ci fu chi fu calato dalle mura con le corde, e chi fu
portato
via nascosto tra i bagagli, chi fu travestito e uscì in abito di
soldato, e
chi fruì di una autorevole intercessione a cui non si può dire di no.

... Il sultano aveva organizzato un certo numero di uffici, ognuno con
un
certo numero di luogotenenti egiziani e siriani. Chi prendeva una
ricevuta
del compiuto pagamento da uno di questi uffici se ne andava libero con
i
rilasciati, esibendo la sua ricevuta ai fiduciari e addetti che erano
alle
porte. E persona delle cui asserzioni non dubito mi disse di essersi
trovata
in uno di questi uffici e d'avervi osservato come andavano le cose.
Spesso
scrivevano una ricevuta a gente il cui denaro era andato in tasca loro,
restando oscuro quel loro imbroglio.

... Con tutto ciò il Tesoro incassò quasi centomila dinari".

Imad ad-Din, citato in Storici arabi delle crociate (a cura di F.
Gabrieli),
p. 157


La partenza

Baliano pagò i 30.000 dinari per 7.000 poveri con i soldi che Enrico II
d'Inghilterra aveva affidato all'Ordine degli Ospitalieri e all'Ordine
dei
Templari.

Rimasero 15.000 poveri, uomini donne e bambini, non in grado di pagare.

Il patriarca Eraclio pagò per il clero cristiano, organizzò un
convoglio con
tutto l'oro e l'argento delle chiese e uscì dalla città dimenticandosi
degli
infelici che sarebbero stati condannati alla schiavitù.

La partenza avvenne con tre colonne: una guidata dai Templari, una
guidata
dagli Ospitalieri ed una da Baliano.

Contingenti di musulmani scortarono le tre colonne per impedire gli
attacchi
dei beduini.

Una volta che i cristiani erano stati spogliati dei loro beni e non
essendo
possibile in base all'accordo con Baliano ridurli in schiavitù, i
poveretti
erano divenuti, per i musulmani, solo scomodi prigionieri di cui
occorreva
disfarsi velocemente obbligando altri cristiani ad accettarli nelle
loro
città o riuscendo a farli imbarcare su delle navi cristiane dirette in
Occidente.

In viaggio

Coloro che si diressero a nord non ebbero particolare fortuna. Tiro
accettò
solo coloro che erano in grado di combattere. Un cavaliere rinnegato,
Raimondo di Niphim, attaccò i disgraziati e li depredò delle poche cose
che
erano loro rimaste. Solo chi riuscì a raggiungere Antiochia poté
trovare
buona accoglienza.

Coloro che si diressero a sud poterono essere trasportati in Europa da
navi
italiane. Tuttavia i capitani furono costretti dalle autorità egiziane
ad
accettare i passeggeri senza alcun compenso.

La celebrazione della vittoria

Saladino entrò in Gerusalemme venerdì 2 ottobre, corrispondente al 27
ragiab
dell'Anno dell'Egira. Era la festa del viaggio notturno di Maometto a
Gerusalemme.

Saladino sfruttò al massimo la conquista di Gerusalemme. Il suo
segretario
Imad ad-Din scrisse 70 lettere a tutti i sovrani musulmani per
comunicare la
riconquista della città.

Il 9 ottobre venne tenuta una solenne celebrazione.

Le congratulazioni dei bizantini

L'imperatore bizantino Isacco II Angelo mandò le suo congratulazioni a
Saladino per aver liberato Gerusalemme dai latini. Nel 1190 Isacco
cercherà
inutilmente di fermare l'esercito di Federico Barbarossa che andava
alla
terza crociata.

La reazione del califfo di Baghdad

Invece di avere elogi per la sua impresa Saladino ricevette una missiva
particolarmente dura dal califfo abbaside di Baghdad.

Saladino venne accusato di:

- aver usurpato il titolo di al-Nasir, di cui solo il califfo poteva
fregiarsi;

- avere incoraggiato le tribù turcomanne e curde dell'Iraq a mettere in
discussione la loro fedeltà al califfo.

Il califfo concludeva:


"Per quanto riguarda le tue manifestazioni di giubilo per la conquista
di
Gerusalemme non è stata forse opera delle truppe del califfo che
agivano
sotto le sue bandiere?".

BIBLIOGRAFIA
Armstrong K. Gerusalemme Mondadori
Bordonove G. La vita quotidiana dei templari nel XII secolo Rizzoli
Bordonove G. Le crociate e il regno di Gerusalemme Rusconi
Demurger A. Vita e morte dell'ordine dei Templari Garzanti
Gabrieli F. (a cura di) Storici arabi delle Crociate Einaudi
Gatto L. Le crociate Newton
Imad ad-Din, al-Asfahani Conquête de la Syrie e de la Palestine par
Saladin
Inscriptions et Belles Lettres
Maalouf A. Le crociate viste dagli arabi SEI
Norwich J. J. Bisanzio Mondadori
Ostrogorsky G. Storia dell'Impero Bizantino Einaudi
Partner P. I templari Einaudi
Read P. P. La vera storia dei Templari Newton
Regan G. Il Saladino ECIG
Runciman S. Storia delle crociate Einaudi
Tyerman C. L'invenzione delle crociate Einaudi

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(http://www.cronologia.it/mondo17o.htm)
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